Estero

Russiagate, Sessions martedì in Senato

(Bob Andres)
11 giugno 2017
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Nuovo capitolo del Russiagate. Ora tocca all’attorney general Jeff Sessions, uno degli alleati della prima ora di Donald Trump, ad essere 'torchiato' davanti alla commissione intelligence del Senato. È la stessa commissione dove pochi giorni fa l’ex capo dell’Fbi James Comey ha accusato Trump di avergli fatto pressioni nelle indagini e di aver mentito sulle cause del suo licenziamento, ammettendo inoltre di aver fatto trapelare il memo della conversazione con il presidente. Una deposizione contestata dal tycoon, che ha accusato Comey di essere una "gola profonda", un "bugiardo" e, oggi su Twitter, anche "molto codardo" per fughe di notizie che prevede saranno "molto più diffuse" del previsto.

L’ex capo del Bureau ha rivelato a porte chiuse un’altra cosa imbarazzante per l’amministrazione Trump: Sessions ha avuto un terzo incontro, non dichiarato, con l’ambasciatore russo in Usa Serghiei Kisliak. L’attorney general aveva deciso di auto ricusarsi nelle indagini del Russiagate dopo essere stato accusato di aver tenuto nascosto al Senato, nell’udienza di conferma della sua nomina, i primi due incontri con Kisliak. Una decisione che ha consentito al suo vice di nominare un procuratore speciale per il Russiagate, facendo infuriare il presidente, già irritato con Sessions per aver avallato la seconda versione "annacquata" del bando anti musulmani. Il ’ministro della giustizia’ ha offerto anche le sue dimissioni, ma Trump le ha respinte. I democratici sono già sul piede di guerra, con la leader alla Camera Nancy Pelosi che invoca le dimissioni di Sessions e il senatore Richard Blumenthal che evoca il reato di spergiuro. Non si sa ancora se l’audizione sarà pubblica o a porte chiuse, ma l’attorney general sarà sicuramente ’’grilled’’. In particolare gli verrà chiesto conto del nuovo colloquio con Kisliak e del suo coinvolgimento nel siluramento di Comey, suggerito a Trump con una nota nonostante si fosse già astenuto dal Russiagate, su cui il capo dell’Fbi stava indagando. Resta poi il giallo dei ’nastri’ delle conversazioni fra Trump e Comey alla Casa Bianca. L’ex capo del Bureau si è augurato che esistano. Trump ha annunciato che lo farà sapere a breve, "anche se la risposta deluderà": se non ci sono, sarà la sua parola contro quella di Comey. In ogni caso, la commissione intelligence della Camera ha già chiesto alla Casa Bianca di consegnarli entro il 23 giugno, se esistono.

L’avvio dell’iter per l’impeachment di Nixon – che si dimise prima di essere incolpato – cominciò proprio dall’acquisizione delle registrazioni dei suoi colloqui nello studio Ovale per ostruire la giustizia nelle indagini sul Watergate. Intanto Trump è colpito da un’altra fuga di notizie, questa volta sui media inglesi: secondo il Guardian, in una telefonata a Theresa May avrebbe detto che per ora intende rinunciare alla visita in Gran Bretagna per il timore di proteste. ’’Non facciamo commenti su speculazioni a proposito dei contenuti di colloqui privati al telefono’’, ha replicato Downing Street, sostenendo che "la Regina ha invitato il presidente Trump a visitare il Regno Unito e non c’è stato un cambiamento di programma".

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