Confine

Incendio in Cannobina: ‘Non vorrei fosse un piromane’

Il sindaco di Cannobio Gianmaria Minazzi sul rogo che ha distrutto 234 ettari di bosco: ‘Un'occasione per riflettere e per tornare a parlare di prevenzione’

Lo scenario d'oltre confine osservato dal Locarnese
13 aprile 2021
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Caccia al piromane che ha ridotto in cenere 234 ettari di bosco, trasformando la Valle Cannobina in un panorama lunare. «Siamo alla ricerca di indizi sulle cause dell’incendio, ma per ora non ce ne sono. Certo è che il fuoco non parte da solo: mi auguro proprio che sia scappato a un incosciente che bruciava qualcosa nonostante fosse vietato. Non voglio pensare sia stato un atto voluto». È il commento che il sindaco di Cannobio, Gianmaria Minazzi, ha affidato alle colonne de “La Stampa”, edizione del Vco.

Dopo quattro lunghi giorni con il fiato sospeso a causa dell'incendio che ha terrorizzato la Valle Cannobina, ora che tutti i focolai sono stati spenti grazie all’incessante lavoro di Vigili del fuoco, Aib e mezzi aerei, e poi con il provvidenziale colpo finale della pioggia, si cerca di capire cosa abbia scatenato il fuoco che ha distrutto 234 ettari di terreno e due baite. La paura più grande era per gli abitati di Traffiume e Sant’Agata: se l’incendio avesse continuato sulla strada Borromea verso lago o avesse coinvolto la pineta in cresta al Monte Giove sarebbero stati guai seri per le case. Per fortuna non è successo.

«Quanto è accaduto deve però essere occasione per riflettere – ha aggiunto Minazzi –. Sebbene non sia possibile prevedere un incendio, si può discutere di prevenzione. Ci metteremo presto intorno al tavolo per parlare di pulizia dei boschi; ci accolleremo la parte pubblica, mentre per le aree private, che sono una buona parte, facciamo appello ai proprietari». In questi giorni sono previsti numerosi sopralluoghi in cerca d'indizi sull’origine del rogo e per verificare la sicurezza della storica strada Borromea, al momento chiusa all’imbocco di Traffiume per evitare che la gente vi si addentri.

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