Confine

Como, aperta una nuova mensa per i poveri

A Casa Nazareth, situata in via San Luigi Guanella 12, vengono preparati 120 pasti al giorno

In futuro saranno allestiti anche i tavoli (archivio Ti-Press)
17 gennaio 2021
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Cresce il numero di poveri a Como. Complice il Covid, sono aumentate le persone senza redditi. E così cresce il numero di chi riesce a consumare un pasto grazie alla solidarietà. Poveri che da venerdì scorso hanno a disposizione una nuova mensa, quella aperta alla Casa Nazareth che le ‘Suore adoratrici del santissimo sacramento’ hanno affidato alla diocesi di Como e alla Caritas. La grande cucina al numero 12 di via San Luigi Guanella sforna ogni giorno 120 pasti per altrettanti senzatetto che a causa del Covid si vedono consegnare pranzo e cena, ma che in futuro potranno accomodarsi a tavola.

“Lo spazio è ampio e ha molte potenzialità – sottolinea il vescovo, monsignor Oscar Cantoni – Casa Nazareth è un progetto che si costruirà insieme, nel dialogo con la città, le parrocchie, le associazioni, la diocesi nel suo insieme, le istituzioni, sia guardando alle esigenze concrete, sia pensando a esperienze di condivisione e formazione”. Oltre alla Caritas la Casa della missione di Como, al progetto della nuova mensa hanno lavorato la Casa vincenziana Onlus, la Mensa serale Beato Luigi Guanella e l’associazione Incroci. “Il piano terra della struttura di via Guanella è stato destinato alla mensa diurna e serale – sottolinea Massimiliano Cossa, direttore della Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio Onlus –. L’ampio cortile potrà essere usato per l’attesa e la socializzazione, evitando così alle persone di sostare in strada o di creare assembramenti”.

Soddisfazione per questo nuovo progetto è espressa dal direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi che parla di Casa Nazareth come una delle “opere segno” presenti nel territorio della diocesi. “Questa importante realtà la offriamo alla città e alla diocesi come tema di approfondimento e di stimolo per uscire dal guado dell’immobilismo. Vogliamo mettere al centro del dibattito sociale e politico un’opera simbolo, che testimonia che quando si ha la volontà di collaborare è possibile costruire una società più giusta, dove a tutti è offerta una possibilità di riscatto. Questa casa, allora, sia il luogo dell’accoglienza e del sorriso, dove le gioie dei singoli possano diventare gioie condivise”. 

 

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