Confine

Nel Lecchese arrivano le zone rosse per migranti

Il sindaco di Calolziocorte parla di misura preventiva per evitare il rischio di spaccio. Previsti dei nullaosta. Interrogazione a Roma

11 aprile 2019
|

Migranti etichettati come slot machine, oltre che come una minaccia sociale. Succede a Calolziocorte, Comune con poco meno di 15mila abitanti in provincia di Lecco. Ed è previsto nel regolamento comunale che – approvato dall'amministrazione leghista guidata dal sindaco Marco Ghezzi – prevede nove zone rosse e cinque zone blu. Lo stesso regolamento stabilisce che i centri di accoglienza non possono sorgere a meno di 150 metri dai luoghi considerati sensibili quali chiese, oratori, scuole, biblioteche. Per accedere alle zone rosse o blu i migranti dovranno chiedere un nullaosta. La notizia non è passata sotto silenzio, scatenando il mondo della tastiera. Quello dei social ha trasformato il provvedimento in una vicenda da bar sport. E il clima a Calolziocorte s'è fatto pesante. Il sindaco parla di «una tutela preventiva, per evitare il rischio di spaccio, anche se per ora non abbiamo problemi del genere, ma in altre città si sono verificati». E i nullaosta? «Servono perché come amministrazione vogliamo essere informati. Controllare la situazione e dare regole chiare è utile a tutti, a cominciare dagli immigrati stessi». C'è chi ha letto la misura come una misura contro la chiesa cattolica. Lo sostengono i senatori democratici (primo firmatario il capogruppo Andrea Marcucci) che hanno presentato al governo un'interrogazione urgente. Si legge nel documento parlamentare: “Tra i luoghi sensibili sono stati inclusi oltre alle scuole anche gli oratori, mettendo pesantemente in discussione il ruolo e la missione di accoglienza della Chiesa. È una sfida ai cattolici, oltre a essere un provvedimento ai limiti della costituzionalità».

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE