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Migranti a Como, lascia la capogruppo di Fratelli d'Italia

Patrizia Maesani ha rassegnato le dimissioni: 'Rivendico il diritto di potermi esprimere, quindi tolgo dall'imbarazzo il partito' che aveva imposto il silenzio stampa.

Youtube.com
8 ottobre 2018
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''Di fronte a persone trattate come sacchi della spazzatura io non posso tacere''. E così Patrizia Maesani, consigliere comunale di Fratelli d'Italia, si è dimessa da capogruppo del suo partito. Il motivo? ''Rivendico il diritto di potermi esprimere, quindi tolgo dall'imbarazzo il partito: se per rivestire il ruolo di capogruppo devo fare un passo indietro rispetto alle mie convinzioni - risponde Patrizia Maesani, già assessore in una precedente amministrazioni, volontaria in aiuto ai meno fortunati, compresi i migranti -. Il partito ha imposto il silenzio stampa. Non sono un capogruppo di mediazione''.

Le dimissioni di Patrizia Maesani confermano il malessere sempre più diffuso a Como conseguenza della decisione del sottosegretario leghista Nicola Molteni che ha deciso di chiudere entro la fine dell'anno il campo governativo di via Regina Teodolinda a Como. Una decisione bocciata non solo dalla Chiesa di Como, dalle organizzazioni di volontario cattoliche e laiche, dai sindacati, ma anche di tutte le forze politiche comasche, compresi Forza Italia e Fratelli d'Italia, e dai gruppi presenti in Consiglio comunale a Como, fra cui i pentastellati, nonostante il governo giallo-verde. La Lega è isolata.

Patrizia Maesani: ''Se c'è un problema di costi eccessivi, come ha detto Nicola Molteni, faccio notare che a Como ci sono molti immobili pubblici inutilizzati e invito a interrogarsi su questo. Per me chiunque arriva in Italia va trattato da essere umano e ,da liberale di destra, voglio dare dignità all'uomo con il lavoro e non con il reddito di cittadinanza. Si cominci ridando dignità agli ultimi: ridando la dignità agli ultimi: li vedo accampati a San Francesco, a Sant'Eusebio, sotto i portici del Crocifisso''.

Poi, la stoccata alla Lega: ''Girarsi dall'altra parte non è nel Dna dei comaschi e la soluzione non può essere togliere le panchine a San Rocco o la rete per connettersi a Internet''. Decisioni prese dal vice sindaco Alessandra Locatelli, leghista, nonchè parlamentare, che continua a ripetere: ''La chiusura del campo l'avevamo promesso in campagna elettorale, come le altre misure prese. E i comaschi ci hanno votato''. Tre su sette. E gli altri sette ora hanno deciso di farsi sentire. Como, città di frontiera, nel corso degli anni ha dimostrato di essere accogliente.

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