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Frode, la Lega patteggia una 'condanna a rate'

Dopo mesi di battaglie in tribunale, sSpunta l'ipotesi di un prelievo graduale per evitare al Carroccio di chiudere i battenti.

Wikimedia Commons
10 settembre 2018
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Un prelievo "graduale", poco per volta, per consentire alla Lega di proseguire l'attività politica e non chiudere i battenti. Dopo mesi di battaglie in tribunale, che andranno avanti in Cassazione con il ricorso annunciato dai legali del Carroccio entro la settimana, arriva quello che sembra un primo segnale di distensione tra il partito e i magistrati genovesi nella vicenda del sequestro dei 49 milioni di euro frutto della presunta maxi truffa ai danni del Parlamento.

L'ipotesi del prelievo graduale è stata formulata oggi dopo un incontro in procura tra l'aggiunto Francesco Pinto, il pm Paola Calleri, gli uomini del nucleo tributario delle Fiamme gialle e i legali della Lega, gli avvocati Giovanni Ponti e Roberto Zingari. I due hanno raggiunto poi via Bellerio per illustrare l'ipotesi e lavorare al "quanto": quanto farsi prelevare, quanto lasciare in cassa per la gestione ordinaria.

Giovedì scorso il tribunale del Riesame aveva di fatto recepito le indicazioni arrivate dalla Cassazione: il sequestro dei soldi deve essere eseguito su tutti i conti della Lega e su quelli comunque riconducibili al partito. Le fiamme gialle stanno lavorando per individuare tutti i possibili "depositari" dei fondi: fondazioni, associazioni e onlus riconducibili al Carroccio.

I soldi che verranno bloccati confluiranno poi nel Fug, il fondo unico della giustizia dove già si trovano i tre milioni sequestrati lo scorso anno. In cassa, secondo una perizia depositata dai legali del partito, ci sono adesso 5-6 milioni di euro, frutto di donazioni, contributi volontari dei parlamentari e del 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi e quindi, per la difesa, intoccabili. Per questo, comunque, la Lega impugnerà il provvedimento del Riesame (che ha stabilito diversamente) in Cassazione.

E mentre per il 18 settembre è prevista una udienza del processo d'appello a Umberto Bossi, l'ex tesoriere Francesco Belsito e i tre ex revisori contabili che in primo grado erano stati condannati per la maxi truffa, prosegue il lavoro degli inquirenti per l'inchiesta sul riciclaggio. L'indagine era partita dall'esposto di uno dei revisori contabili, secondo cui una parte di quei 49 milioni di euro è finita in un paradiso fiscale all'estero. In questi giorni, i pm genovesi hanno ottenuto l'ok per la rogatoria internazionale e nelle prossime settimane andranno in Lussemburgo (dove si presume siano finiti 10 milioni di euro) per sentire un funzionario di una fiduciaria che avrebbe movimentato quei soldi.

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