Economia

Crisi alimentare, colmare il vuoto dell’Ucraina

La Fao chiede ai ministri dell’Agricoltura al G7 di Stoccarda di sostenere la produzione di cereali per evitare l’esplosione dei prezzi

A fine 2021 c’erano più di 500 milioni di persone che soffrivano la fame
(Keystone)

Stoccarda – Un piano in tre punti per una risposta rapida alla crisi causata all’agricoltura in Ucraina: è quanto ha presentato il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, in occasione del G7 Agricoltura, in corso fino a domani a Stoccarda.

Il piano prevede di mantenere la produzione di cibo, sostenendo i raccolti dei cereali e delle altre colture; di sostenere filiere agroalimentari e mercati, coinvolgendo il governo e il settore privato per fornire servizi a piccoli proprietari produttori attraverso partnership pubblico-privato; e di coordinare la sicurezza alimentare.

Qu ha invitato le nazioni del G7 ad aiutare ad anticipare la futura carenza di cibo, "poiché la guerra in Ucraina riduce le forniture, spinge i prezzi a livelli record e minaccia nazioni già vulnerabili in Africa e Asia". "Dobbiamo identificare attivamente i modi per colmare le potenziali future lacune nei mercati globali, lavorando insieme per promuovere, ove possibile, aumenti sostenibili della produttività", ha detto il direttore generale della Fao ai ministri del G7. Nel suo discorso, Qu ha anche invitato i governi ad "astenersi dall’imporre restrizioni alle esportazioni, che possono esacerbare l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e minare la fiducia nei mercati globali".

Secondo la Fao, la trasparenza dei mercati agro-alimentari è fondamentale e per questo ha spiegato di vedere positivamente la piattaforma lanciata dai ministri dell’Agricoltura del G20 in seguito agli aumenti dei prezzi alimentari globali nel 2007-2008. L’Agenzia ha anche proposto uno strumento globale di finanziamento delle importazioni per aiutare quasi 1,8 miliardi di persone nei 61 Paesi più vulnerabili del mondo.

La Fao vede tre principali tipi di rischi per la sicurezza alimentare globale: quelli derivanti dalla guerra su cibo e agricoltura, quelli che riguardano fattori trasversali e quelli relativi ai rischi umanitari.

La guerra in Ucraina, si legge ancora nel discorso, è arrivata in un contesto già di per sé non facile. In base ai dati del 2021, 193 milioni di persone in 53 Paesi del mondo (40 milioni in più rispetto al 2020) vivevano in una situazione di grave crisi alimentare, 570mila in situazioni di catastrofe, mentre 39,2 milioni in emergenza. A questi si aggiungono 236,2 milioni in condizioni di stress. A marzo, l’Indice Fao dei prezzi alimentari ha raggiunto il livello più alto (160 punti) dalla sua creazione nel 1990 e ad aprile è sceso solo leggermente.

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