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‘Puntiamo sull’elettronica in casa per limitare la dipendenza’

Michele Peretti, direttore del sito produttivo di Schindler a Locarno, spiega il cambiamento di strategia indotto anche dalla pandemia

Il direttore Michele Peretti

È a Locarno da 75 anni ed è una delle aziende che hanno caratterizzato il Ticino industriale. Con oltre 450 dipendenti, negli anni ha conosciuto una trasformazione che l’ha portata a essere il centro di competenze per l’intero gruppo a cui appartiene. Stiamo parlando della Schindler, storica azienda svizzera attiva nel campo degli ascensori e montacarichi fondata nel 1874 a Lucerna. Una realtà che nel corso di quasi 150 anni da locale è diventata globale. È del 1948 l’avvio di una filiale a Genova che segna l’inizio dell’espansione internazionale di Schindler. Oggi il gruppo, quotato alla Borsa di Zurigo, impiega in tutto il mondo oltre 69mila persone con un fatturato superiore agli 11 miliardi di franchi e un utile netto di quasi 900 milioni di franchi. Abbiamo incontrato Michele Peretti, direttore della sede di produzione di Schindler Locarno da due anni, per una panoramica sull’attività di Schindler in Ticino, in particolare focalizzata sugli ultimi due anni contraddistinti da una pandemia globale che ha interferito non poco nei processi produttivi. Ora c’è anche l’incognita della guerra in Ucraina che offusca le prospettive economiche dell’intero sistema produttivo, non solo svizzero. «Come stabilimento di Schindler a Locarno non siamo colpiti direttamente dal conflitto ucraino-russo in quanto non abbiamo fornitori diretti in quell’area del mondo», risponde Peretti che non nasconde che «degli impatti indiretti ci sono, ma cerchiamo di moderarli ottimizzando processi interni e i fornitori», precisa. «Mai come in questi due anni ci si è resi conto che il mondo è estremamente interconnesso grazie alla globalizzazione. Qualsiasi intoppo su uno dei punti della supply chain, diventa una sfida per tutte le imprese che operano a livello globale».

Logistica internazionale e concentrazione della produzione di semiconduttori, vitali per molte aziende, tra cui la Schindler, sono stati i nervi scoperti fatti emergere dalla pandemia. I lockdown in giro per il mondo e il famoso ingorgo nel canale di Suez dello scorso anno hanno contribuito a una penuria di materie prime per molte imprese. Come vi siete organizzati?

Per prima cosa diversificando i fornitori in modo da evitare di essere dipendenti da poche imprese. Anticipo che l’attività produttiva a Locarno durante la pandemia non si è mai fermata. Abbiamo lavorato di più per il magazzino in modo da far fronte agli impegni con i nostri clienti. Preciso che Schindler Locarno non fornisce direttamente il mercato, ma lavora per conto della casa madre di Ebikon (Lucerna).

Per rimanere al sito di produzione di Locarno, negli anni ha conosciuto una profonda ristrutturazione. Ora siete un centro di competenza per quanto riguarda la produzione di elettronica.

Sì, siamo l’unica fabbrica del gruppo Schindler, per il mercato europeo, nordamericano e sudamericano, che fornisce componentistica elettronica. A Locarno, dagli esordi del 1946 e fino agli anni 70, si producevano motori per ascensori e tutta la parte meccanica. Le prime schede elettroniche ‘locarnesi’’ risalgono a cinquant’anni fa per diventare nell’ultimo decennio il business principale. Con il cambiamento di produzione sono cambiati anche i profili professionali richiesti. Si è passati dal ricercare e formare meccanici, a elettromeccanici e ora elettronici. Il nostro centro di Ricerca e Sviluppo raggruppa oltre 30 collaboratori. L’attività industriale classica si è ridotta, ma non eliminata del tutto per concentrarci su settori a più alto valore aggiunto.

Nel corso del 2020 c’è stata anche una ristrutturazione in seno al personale con licenziamenti e prepensionamenti. Sono state circa 35 le posizioni cancellate. Come è ora la situazione?

Ci sono state delle fluttuazioni, è vero. Schindler Locarno si sta trasformando per diventare un centro di competenza per la produzione elettronica all’interno del gruppo Schindler. Ciò significa che stiamo modificando le nostre attività a Locarno, per servire meglio i nostri clienti. Parte di questa trasformazione include la chiusura dello stabilimento di Quartino nel 2020. Questa trasformazione, che ha portato con sé un cambiamento per i collaboratori e la comunità locale, rafforza la creazione di valore aggiungo a lungo termine dello stabilimento. Vogliamo essere in grado di produrre noi stessi i nostri componenti elettronici, soprattutto perché, sullo sfondo della carenza globale di semiconduttori, la connettività e l’elettronica nei nostri prodotti stanno diventando sempre più importanti. Sotto questo aspetto lo stabilimento di Locarno è centrale e sta diventando uno dei più rilevanti centri di competenza per la produzione elettronica all’interno di Schindler. Una parte del personale non più attivo è stata prepensionata, mentre un’altra è stata riassorbita in altri ambiti del gruppo. Si è puntato su altri profili professionali. Alla fine dell’operazione e con il riorientamento delle attività a Locarno, il risultato è stato comunque di un aumento del personale.

A livello di formazione, quanti sono gli apprendisti che impiegate a Locarno?

Attraverso il nostro programma di apprendistato sviluppiamo le competenze digitali nei giovani. Attualmente sono 25 gli apprendisti che stiamo formando. Oltre al percorso scolastico e al lavoro sul campo in azienda, offriamo anche la possibilità di esperienze in seno al gruppo con stage in altre sedi svizzere. Sono di fatto inseriti in una rete nazionale che conta oltre 300 apprendisti. Negli ultimi anni su 160 ragazzi formati, almeno 40 sono diventati nostri colleghi.

Un’altra sfida di questi mesi è data dall’aumento del costo delle materie prime e dell’energia. Come la state affrontando?

La fabbrica, come anticipato prima, non si è mai fermata durante i mesi di pandemia. Abbiamo sempre fatto fronte agli ordinativi anche in un periodo di scarsità di materie prime ottimizzando i processi produttivi interni, evitando sprechi e compensando il più possibile i costi pianificando e investendo a lungo termine. Del resto nell’ultimo biennio abbiamo investito 8 milioni di franchi sul territorio e altri 4 milioni sono previsti per quest’anno. Tra questi investimenti, ci sono anche quelli per ridurre i consumi energetici con pannelli fotovoltaici sui nostri impianti.

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