Economia

Verso nuova ondata di soppressioni di impieghi in Svizzera

Lo rileva uno studio realizzato dall'azienda attiva nella consulenza per le risorse umane von Rundstedt. Sempre più importante la rete di contatti personali

(Keystone)
12 gennaio 2021
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Una nuova ondata di soppressioni di impieghi è da temere nei prossimi tre-sei mesi a causa delle incertezze economiche legate alla pandemia di Covid-19. Lo rileva uno studio realizzato dall'azienda attiva nella consulenza per le risorse umane von Rundstedt. Di fronte alle difficoltà per ritrovare un posto di lavoro, la rete di contatti personali diventa sempre più importante.

Gli specialisti di von Rundstedt, che hanno interrogato oltre 2'000 persone licenziate e 200 imprese, si attendono nuove soppressioni di posti a causa "di budget conservativi per il 2021 stabiliti dalle grandi società", si legge in una nota odierna.

Una prima ondata di licenziamenti aveva avuto luogo dopo il semi-confinamento di marzo-aprile 2020 e aveva essenzialmente interessato i lavoratori interinali e gli impiegati di piccole società, seguita in luglio da soppressioni di impieghi in grandi aziende.

Mentre negli ultimi due anni, sono stati soprattutto i settori della finanza e dell'industria farmaceutica ad essere toccati dal fenomeno, oggi è essenzialmente il commercio (al dettaglio, dei beni di consumo e del lusso) ad essere colpito. I servizi alle imprese sono pure interessati dalle soppressioni.

Come hanno rilevato altri studi - in particolare quello di ACF Switzerland, associazione federativa che riunisce società attive nel sostegno alla carriera di lavoratori qualificati, pubblicato ad inizio gennaio - aumenta il tempo necessario per trovare un nuovo impiego dopo il licenziamento. In questo contesto, le reti personali e i nuovi posti non annunciati acquistano importanza.

Nel 2020, il periodo necessario per ritrovare un nuovo lavoro si è allungato di 1,5 mesi a 6,9 mesi. Secondo gli esperti di von Rundstedt, non sono i posti vacanti che vengono a mancare, ma sono i processi di assunzione ad essersi allungati. Tra i punti positivi i salari, che sono rimasti stabili.

La Segreteria di Stato dell'economia (SECO) aveva indicato venerdì che la crisi sanitaria ha colpito fortemente il mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 3,1% nel 2020 e aumenterà verosimilmente ancora in gennaio, prima di riscendere con l'approssimarsi dell'estate.
 
 

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