Economia

Dagli Stati Uniti all’Europa è corsa al bitcoin

I flussi di acquisto delle criptovalute sono aumentati in modo sorprendente nelle prime settimane di quarantena

(foto: Keystone)
3 agosto 2020
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Tra i saliscendi mozzafiato che hanno accompagnato il lockdown sui mercati finanziari —  alternando ribassi record a rimbalzi senza precedenti —  c’è un fenomeno curioso, passato sotto traccia: la corsa al bitcoin. Dagli Stati Uniti all’Europa i flussi di acquisto sulle criptovalute sono aumentati in modo sorprendente nelle prime settimane di quarantena. Un dato che trova conferma anche in Italia. Qui, secondo Revolut, il numero delle operazioni di acquisto è cresciuto del 169% all’inizio del blocco delle attività, per poi stabilizzarsi su volumi superiori al 50% rispetto al periodo pre-Covid. Il bitcoin ha fatto la parte del leone. «Nei circa 90 giorni di lockdown, da marzo a maggio 2020, la domanda di bitcoin sull’app Conio è più che quadruplicata,  abbiamo 100  mila clienti», dice Christian Miccoli, ex general manager di Ing Direct, ex  ceo di CheBanca! e co-fondatore di Conio,  startup che dal 2015 offre un portafoglio bitcoin su smartphone. La società ha appena annunciato un accordo con Nexi per approdare su Nexi open, piattaforma open banking che permette alle banche italiane di dare ai propri  clienti accesso a prodotti e servizi innovativi.

Dopo il crollo

Che cosa ha innescato questo improvviso aumento d’interesse  per il bitcoin? «Paradossalmente, tra le concause c’è una violenta caduta — dice Miccoli —: quella tra il 12 e 13 marzo». Cioè quando la criptovaluta ha sperimentato il crollo più repentino degli ultimi sette anni, da 7.200 a 3.200 euro, travolta dall’ondata di panico sui  mercati.

«Questo scivolone, però, ha creato una finestra d’ingresso interessante, e questo potrebbe aver alimentato la corsa successiva», argomenta il manager. Risultato: in meno di due mesi, le quotazioni sono salite sopra i 9 mila euro. Difficile dire come possano muoversi nei prossimi mesi. Anche perché qui  non esiste un concetto di valore «equo», ragionevole, basato sui fondamentali. «Il prezzo si muove sulla base della domanda e dell’offerta di bitcoin — dice Miccoli —. Da un lato, quest’ultima si è ridotta drasticamente, il 12 maggio, per il terzo, atteso halving». È il meccanismo di autoregolamentazione che scatta ogni quattro anni e che, dimezzando le nuove monete prodotte dalla blockchain,  la tecnologia alla base della criptovaluta, ne sostiene il valore: «Non è un caso che in occasione dei primi due halving, nel 2012 e nel 2016, il prezzo del bitcoin sia centuplicato».

Il rally

Le cause di quel rally — offerta in calo e aumento della domanda — sono le stesse che hanno prodotto la cavalcata degli ultimi mesi. Va detto, però, che i livelli di partenza sono ben diversi da quelli del 2011 (10 euro) e del 2015 (200 euro). «Comunque non mi stupirei — dice Miccoli — se in futuro il bitcoin, il cui acquisto in Italia è soggetto alle norme anti-riciclaggio, centuplicasse il proprio valore, come già avvenuto in passato. Oggi la capitalizzazione di questo mercato è di  100 miliardi di dollari».

 La domanda, secondo Miccoli, è destinata a salire perché «molti di coloro che acquistano bitcoin vedono nella valuta digitale un bene rifugio, come l’oro».

L’accostamento al porto sicuro per eccellenza, il metallo giallo, benché anch’esso soggetto a oscillazioni di breve termine, lascia un po’ perplessi. Se non altro perché la domanda di oro da investimento vale solo un terzo del totale (seguita da gioielleria, tecnologia e banche centrali), mentre il bitcoin è legato per intero alla domanda degli investitori. «Al pari dell’oro, tuttavia, è un bene finito — dice Miccoli —: l’algoritmo alla base della sua creazione è stato sviluppato in modo da poter immettere sul mercato una quantità massima di 21 milioni di monete, obiettivo che dovrebbe essere raggiunto nel 2.140. A sua volta, la de-correlazione rispetto ai mercati tradizionali ne può fare  una sorta di bene rifugio».

La volatilità

Insomma,   è un asset rischioso, con profilo asimmetrico. «Se compero mille euro in bitcoin, posso anche perdere tutto — dice Miccoli —. Ma se il prezzo si dovesse moltiplicare per 10 o 50 volte, ovviamente il guadagno sarebbe enorme». È il motivo per cui molti acquistano la criptovaluta, tenendola però ferma, come piccola riserva: chi compera bitcoin non fa trading, li conserva nel wallet.

«Non è un caso se il 60% degli indirizzi di blockchain associati ai portafogli di bitcoin è rimasto stabile nell’ultimo anno». E nemmeno se  operatori tradizionali, come Fidelity investments negli Usa, e alcune challenger bank, da Hype a Revolut, sono entrati in questo business volatile.

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