Economia

Elettrotecnica e metallurgia: a rischio fallimento il 72% delle aziende

È quanto afferma l'associazione padronale di categoria Swissmem, che auspica urgenti misure per migliorare le condizioni quadro del ramo

(foto Keystone)
26 maggio 2020
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Il 72% delle aziende attive nel settore delle macchine, dell'elettrotecnica e della metallurgia (MEM) si trova in una situazione che a breve o medio termine minaccia la propria esistenza: lo afferma l'associazione padronale di categoria Swissmem, che auspica urgenti misure per migliorare le condizioni quadro del ramo.

Il 38% delle imprese del comparto interpellate in un recente sondaggio prevede per quest'anno una perdita a livello di risultato operativo (Ebit), scrive l'organizzazione in un comunicato odierno. Un ulteriore 34% delle aziende si aspetta un margine Ebit compreso tra lo 0 e il 5%: un valore considerato insoddisfacente, che rende impossibile investire nel futuro.

L'indice dei direttori agli acquisti (PMI) è sceso ai minimi storici in quasi tutto il mondo: le commesse per l'industria metalmeccanica ed elettrica elvetica rischiano perciò di crollare in modo massiccio. Il settore - già sotto stress: il 48% delle aziende ha registrato cancellazioni di ordini legate al lockdown - subirà perciò in pieno solo più avanti, nel corso dell'anno, l'impatto della crisi del coronavirus.

Il presidente di Swissmem Hans Hess si dice seriamente preoccupato. "Dobbiamo adottare immediate contromisure", afferma, citato nella nota. "L'unico modo per attenuare la portata del crollo è un'uscita rapida e controllata dal confinamento e un rafforzamento duraturo della competitività delle aziende". Per farlo, "l'industria dell'esportazione ha bisogno di condizioni quadro migliori: ma da subito!".

Un piano di incentivazione economica, di per sé propositivo solo sul mercato interno, sarebbe inutile, considerato che l'industria MEM esporta quasi l'80% delle sue merci. La storia dimostra che questi approcci risultano efficaci troppo tardi o lo sono nel posto sbagliato, sostiene l'associazione. L'industria di esportazione chiede per contro un maggiore spazio di manovra imprenditoriale e sostegno alla sua forza innovativa.

Le cinque richieste di Swissmem

In concreto, Swissmem avanza le seguenti cinque richieste. Primo, l'abolizione dei dazi doganali per l'industria: nel solo comparto MEM questo comporterebbe un risparmio annuo di 125 milioni. Secondo, rafforzamento del sostegno all'innovazione. Terzo punto, bisogna migliorare l'accesso ai mercati, attraverso nuovi accordi di libero scambio, la garanzia di accesso all'Ue (no quindi all'iniziativa per un'immigrazione moderata) e un chiarimento sull'accordo quadro con Bruxelles. La quarta richiesta concerne la digitalizzazione: la crisi del coronavirus ne ha dimostrato i benefici per la società e l'economia, occorre puntare ora su 5G, e-government nonché competenze digitali. Quinto e ultimo punto: negli appalti pubblici è necessario sfruttare il quadro politico e giuridico per favorire la piazza industriale svizzera.

Al di là di questi miglioramenti delle condizioni quadro secondo Swissmem bisogna inoltre estendere la durata di alcune misure di emergenza in corso. In particolare, il periodo di diritto all'indennità per lavoro a orario ridotto deve essere portato a 18 mesi e il termine per la presentazione delle domande di crediti Covid-19 va prorogato sino alla fine del 2020.
 
 

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