Economia

Piani d'emergenza, bocciatura per PostFinance e Raiffeisen

Per l'Autorità federale di vigilanza 'manca un progetto sullo sviluppo dei fondi in grado di assorbire le perdite durante una crisi'. Promosse Ubs e Credit Suisse

25 febbraio 2020
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I piani d'emergenza di tre grandi banche svizzere su cinque non adempiono ai requisiti di legge. È quanto rileva in un rapporto pubblicato oggi l'Autorità federale di vigilanza (Finma), che promuove solo UBS e Credit Suisse. Rimandate invece PostFinance, Raiffeisen e Banca cantonale di Zurigo (ZKB).

L'unico piano giudicato pienamente attuabile a fine 2019 è quello di Credit Suisse, precisa la Finma in un comunicato. Anche quello di UBS soddisfa le disposizioni legali, ma l'organo esprime la riserva che determinati impegni siano ancora troppo elevati.

Per quanto riguarda gli altri tre istituti finanziari, di rilevanza sistemica e orientati al mercato interno, la Finma sottolinea che la ZKB ha allestito un piano plausibile, in cui spiega in che modo, in caso di crisi, le risorse necessarie negli ambiti di capitale e liquidità possono essere integrate.

PostFinance e Raiffeisen sono invece ancora più indietro. In entrambi i casi manca un progetto concernente lo sviluppo dei fondi in grado di assorbire le perdite durante un'ipotetica crisi. Le tre banche stanno continuando a lavorare all'allestimento di un piano d'emergenza attuabile, mentre quelli di recovery (stabilizzazione) sono tutti e cinque stati accettati.

Gli istituti in questione vengono definiti 'too big to fail', ovvero troppo importanti per fare fallimento. Secondo il direttore della Finma Mark Branson, citato nel comunicato, "l'attuazione del regime svizzero 'too big to fail' è cruciale per la stabilità della piazza finanziaria. Con questo rapporto intendiamo fornire un quadro trasparente del processo", che si trova in fase avanzata.

Sebbene "la meta non sia stata ancora raggiunta", Branson riconosce "gli sforzi sinora compiuti dalle parti coinvolte". Per UBS e Credit Suisse la Finma deve inoltre predisporre un cosiddetto "global resolution plan", che coinvolga non solo la Svizzera ma l'intero gruppo bancario a livello mondiale. Secondo l'autorità entrambe hanno compiuto notevoli progressi riguardo alla loro capacità di risanamento e liquidazione, soprattutto in materia di decentramento strutturale con la creazione di strutture di holding e filiali svizzere.
 
 

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