Economia

Credit Suisse non vuole più finanziare centrali a carbone

La banca reagisce alla discussione sul cambiamento climatico e interrompe il sostegno allo sviluppo di nuove centrali

Gli scioperanti del clima alla consegna di una lettera aperta alla banca svizzera Credit Suisse a Paradeplatz a Zurigo. (Keystone)
11 dicembre 2019
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Credit Suisse abbandona gli investimenti nelle centrali a carbone, ritocca al ribasso gli obiettivi di redditività e si appresta a tagliare ulteriormente i costi, senza operare una soppressione di impieghi in grande stile, ma licenziando chi non rende. Questo in estrema sintesi quanto emerso nella giornata degli investitori tenutasi a Londra.

La novità più importante è rappresentata dall'abbandono del carbone. "La banca ha deciso di non fornire più alcun tipo di finanziamento mirato allo sviluppo di nuove centrali", ha comunicato l'istituto. Concretamente è stata completata una direttiva esistente: non saranno più messi a disposizioni soldi per lo sviluppo di nuove miniere votate all'estrazione di carbone termico. La decisione riguarda anche i finanziamenti la cui gran parte è destinata allo sviluppo di simili giacimenti.

Interesse per il clima

L'adeguamento è stato effettuato sulla base della strategia, adottata nel terzo trimestre, volta a far fronte ai rischi climatici. Questi ultimi saranno ulteriormente integrati nei modelli esistenti. La banca scrive di essere consapevole della "responsabilità nella gestione delle sfide legate al cambiamento climatico".

A livello di gruppo la banca segnala un miglioramento degli affari nel quarto trimestre, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Gli ultimi tre mesi dell'anno sono comunque tradizionalmente più deboli degli altri a causa dei giorni festivi di dicembre, mette in guardia la società.

Riguardo alle singole divisioni, il contesto dei tassi d'interesse negativi continua a pesare sull'unità svizzera. Tuttavia l'istituto prevede che la pressione si attenuerà notevolmente nel 2020: sono infatti state individuate possibilità di ridurre l'impatto negativo vendendo immobili.

All'orizzonte utili meno consistenti

Visto il difficile contesto generale, Credit Suisse vede all'orizzonte utili meno consistenti. L'istituto punta su un rendimento dei fondi propri "oltre l'8%" nel 2019, contro il 10-11% indicato due anni or sono. Per il 2020 è atteso circa il 10%, a fronte dell'11-12% pronosticato in precedenza. La redditività dipenderà fortemente dallo stato di salute dei mercati finanziari, hanno spiegato i vertici. A medio termine rimane comunque confermato l'obiettivo di un rendimento del 12%.

Tutto questo avverrà in un contesto di disciplina dei costi, assicura l'istituto. Alla prese con difficoltà sul fronte dei ricavi la banca punterà sui risparmi, senza però operare un vasto taglio dell'organico, ha indicato Adam Gishen, responsabile delle relazioni con gli investitori, parlando con i giornalisti.

I collaboratori meno redditizi verranno allontanati

Grazie all'unione di comparti centrali, nei prossimi due anni sarà possibile ridurre i costi di circa 200 milioni nei settori amministrativi, ha spiegato il manager. È in particolare previsto un taglio degli oneri nel comparto informatico, ma non una cancellazione massiccia di impieghi a livello di gruppo. L'istituto allontanerà comunque i cosiddetti "bottom performing", i collaboratori con le prestazioni più scadenti: il gruppo persegue la politica di separarsi ogni anno del 5% del personale che presenta le prestazioni peggiori.
 
 

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