Economia

No alla libera circolazione, senza misure d'accompagnamento

L'Ocst sostiene la necessità di avere strumenti adeguati per combattere il dumping salariale per sostenere l'accordo quadro istitutzionale tra Berna e Bruxelles

Renato Ricciardi, segretario cantonale dell'Ocst (Ti-Press)
6 febbraio 2019
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“Sosteniamo l’Unione sindacale svizzera e Travail.Suisse nella loro lotta per la protezione dei salari”. È quanto scriveva alcuni mesi la Confederazione europea dei sindacati (Ces) sulle misure di accompagnamento alla libera circolazione che l’accordo quadro istituzionale tra Svizzera e Unione europea ridimensiona in modo sostanziale. Non c’è solo la questione della regola degli otto giorni (il periodo di attesa per i prestatori di servizio comunitari in Svizzera, ndr) ridotta a quattro, ma anche la giurisdizione sulle controversie in materia di libera circolazione delle persone. Queste ultime sarebbero demandate a un tribunale arbitrale ed eventualmente alla Corte europea di giustizia, se il diritto applicabile è quello comunitario. E se, come spinge Bruxelles, la legislazione sui lavoratori distaccati sarà quella derivante dalla direttiva comunitaria e non quella Svizzera attualmente in vigore.
«Senza misure di accompagnamento, non daremo più la nostra adesione alla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione europea», ha ribadito ieri mattina Renato Ricciardi, segretario dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese (Ocst). «La nostra posizione è la stessa di Travail.Suisse (l’organizzaione nazionale a cui aderisce anche l’Ocst, ndr) e del resto del mondo sindacale svizzero», ha continuato Ricciardi ricordando l’attività svolta dall’Ocst nel corso del 2018 e gli obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi che coincideranno con il primo secolo di vita del sindacato di ispirazione cristiana fondato il 18 maggio del 1919. Per sottolineare l’importante traguardo, sono previste una serie di conferenze pubbliche (la prima il 19 febbraio sul lavoro al femminile), una rassegna cinematografica, una mostra e la pubblicazione di un libro.
Ricciardi in apertura della conferenza stampa ha anche ricordato il ferroviere morto in un incidente sul lavoro ad Airolo e il fallimento del Giornale del Popolo. In questi giorni, ha affermato, è stata versata l’ultima tranche del contributo di solidarietà a favore degli ex dipendenti.
Ma è la contrattazione collettiva il terreno sul quale si concentrerà ancora di più l’attività sindacale. «Siamo convinti che lo strumento del contratto sia lo strumento giusto per dare regole chiare per evitare una concorrenza sleale tra imprese e garantire un controllo efficace sulle condizioni di lavoro e gli abusi salariali», ha continuato Renato Ricciardi ricordando, purtroppo, che ci sono ancora troppe imprese che non riconoscono come controparte i sindacati «negando ai lavoratori la possibilità di farsi sostenere e rappresentare, direttio del resto sancito dalla Costituzione».
Anche l’esigenza di diminuire il divario salariale ‘geografico’ (tra nord delle Alpi e Ticino) e di ‘genere’ (tra uomini e donne) oltre a cercare di aumentare il potere di acquisto eroso dai premi di cassa malati, saranno impegni che si cercherà di concretizzare nei prossimi tempi. Uno strumento per accelerare questo recupero è l’obbligatorietà generale dei contratti collettivi rispetto ai livelli salariali. Strumento non sempre accordato dalla Seco (è il caso del Ccl dei negozi delle stazioni di servizio, ndr) e che probabilmente arriverà nelle prossime settimane per il Ccl della vendita. Via libera che dovrebbe permettere – a tre anni dall’approvaione – l’entrata in vigore della legge ticinese sull’apertura prolungata dei negozi.

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