Economia

Imprenditori si diventa

L’ente pubblico sostiene chi, disoccupato o no, avvia un’attività indipendente

31 gennaio 2019
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A tutti prima o poi è passato per la testa di mettersi in proprio: basta superiori, nessun cartellino da timbrare oppure orari da rispettare, liberi di gestire la propria attività senza ordini e obiettivi decisi da altri. Questo non vuol dire meno impegno e meno lavoro, anzi. È certo che le giornate lavorative si dilateranno e con esse – se si ha a cuore il territorio in cui si opera – le responsabilità verso eventuali dipendenti, fornitori ed ente pubblico.

Trasformare quella che è solo un’intuizione iniziale in qualcosa di concreto, capace di produrre reddito per sé e allo stesso tempo soddisfazione personale non è sempre facile: l’idea può essere ottima, ma non si hanno i capitali a disposizione per realizzarla oppure si hanno ottime capacità professionali specifiche (pensiamo a tanti bravi artigiani), ma si è a digiuno di contabilità e diritto.

Per dare un aiuto a coloro che hanno intenzione di creare una propria attività, la Divisione della formazione professionale del Decs (Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport) e la Divisione dell’economia del Dfe (Dipartimento delle finanze e dell’economia) hanno creato oltre dieci anni fa il servizio ‘Fondounimpresa’. Servizio che mercoledì sera ha replicato a Lugano, presso il Palazzo dei congressi, un evento tenutosi lo scorso 16 gennaio a Locarno proprio sul tema dell’auto-imprenditorialità. Maggiori informazioni sul sito www.fondounimpresa.ch e sul portale dedicato all’innovazione e all’imprenditorialità www.ti.ch/portale-impresa.
E proprio durante la serata, il consigliere di Stato Christian Vitta ha evidenziato alcune cifre relative al progetto ‘Fondounimpresa’: il successo dei corsi offerti (in media partecipano un centinaio di persone l’anno); delle attività di coaching e consulenza (circa 300 imprenditori seguiti annualmente) e il tasso di sopravvivenza. A questo proposito, secondo un’indagine condotta ogni anno tra i beneficiari degli aiuti concessi con la L-rilocc (la legge cantonale per il rilancio dell’occupazione e sul sostegno ai disoccupati, ndr), si attesta che oltre il 75% delle neoimprese sono ancora attive a tre anni dal loro avvio. A loro volta, ha spiegato Vitta, esse permettono di generare nuova occupazione, grazie alle diverse decine di posti di lavoro creati: nel 2017, 47 neoaziende hanno assunto 91 dipendenti di cui 23 erano disoccupati. Si crea così un circolo virtuoso – ha continuato ancora il direttore del Dfe – a beneficio dell’occupazione, dell’economia e della valorizzazione delle professionalità e delle competenze presenti in Ticino.

Interessati alle attività di ‘Fondounimpresa’ anche il servizio LuganoNetWork della Città di Lugano. Iniziativa nata proprio per proporre misure attive e interventi a sostegno dell’occupazione, come ha ricordato il municipale Lorenzo Quadri.
Ricordiamo che la L-rilocc, a determinate condizioni, prevede forme di sostegno a chi avvia un’attività indipendente, sia per occupati che disoccupati. Aiuti che vanno dalla copertura degli oneri sociali obbligatori (Avs, Ai, Ipg), al finanziamento di corsi di formazione finalizzati alla nuova attività, fino alla fideiussione pari al 20% al massimo dei rischi di perdite per fideiussioni concesse da terzi.

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