Economia

Passalia: Davos non è solo per i 'grandi'

Anche alcuni imprenditori ticinesi tra i protagonisti degli incontri al Wef

Jair Bolsonaro (a destra) con Klaus Schwab (Keystone)
23 gennaio 2019
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«Davos in questi giorni ospita migliaia di persone che si muovono tra gli eventi principali e incontri promossi dal Wef e decine di seminari e panel di discussione collaterali alle manifestazioni ufficiali che vedono sul palco le personalità politiche ed economiche di rilievo mondiale», ci spiega Marco Passalia (nel riquadro), già vicedirettore della Camera di commercio del Cantone Ticino e ora dirigente e partner di una società di trading di materie prime con sede a Lugano (la Enet Energy Sa). Una di queste manifestazioni è la Caspian Week, serie di incontri promossi a Davos dai Paesi che si affacciano sul mar Caspio. «Un modo molto concreto per gli imprenditori ticinesi di incontrare direttamente e in un solo luogo loro omologhi che hanno interesse per la Svizzera e viceversa», afferma Passalia, il quale precisa che durante la settimana del Caspio verranno toccati temi anche sensibili come le sanzioni internazionali contro la Russia e i cambiamenti climatici. «A uno di questi incontri parteciperà Pietro Poretti, responsabile della promozione economica della Città di Lugano e anche Marco Gaia di MeteoSvizzera. Inoltre verrà presentata da uno dei fondatori,

Rolf Endriss, la start-up ticinese Swissponic attiva nella progettazione di ‘urban farming’ (orti casalinghi). Un modo per farsi conoscere e creare networking. Anche questo è lo spirito del Forum di Davos», conclude Passalia. È un’edizione, quella di quest’anno del Forum economico di Davos (Wef), sottotono e priva dei grandi leader rimasti a casa loro a gestire problemi contingenti:dallo ‘shutdown’ di Donald Trump, al difficoltoso processo della Brexit di Theresa May fino alla protesta dei ‘gilet gialli’ che non fa dormire sonni tranquilli al presidente francese Emmanuel Macron. Quest’ultimo ha partecipato lunedì a una sorta di ‘mini-Davos’ parigina tenutasi alla reggia di Versailles che ha visto la partecipazione di 150 Ceo di multinazionali. Un segno che la dottrina Trump (in questo caso ‘France first’) o il ‘sovranismo’ possono avere declinazioni, più o meno legittime, a seconda di chi li interpreta.

Senza i principali leader

Una concomitanza di eventi che ha fatto dire al politologo americano Francis Fukuyama, autore del libro ‘La fine della storia’, che il Forum economico mondiale di Davos non è più quello di una volta: ha perso in termini di prestigio e di influenza. “Il prestigio del Wef, nei nostri tempi populisti, è cambiato”, ha affermato Fukuyama in un’intervista pubblicata lunedì dal ‘Blick’. Il 66enne si è detto stupito che il presidente americano Donald Trump l’anno scorso sia andato a Davos. E viste le proteste dei gilet janunes è comprensibile che il presidente francese Emmanuel Macron non voglia quest’anno essere messo in relazione con le élite economiche. Secondo Fukuyama molte delle idee rappresentate nel Forum sono superate. “Perciò il Wef è diventato anche meno influente”. In molti campi il pianeta si trova in condizioni migliori che in passato, per esempio in materia di povertà estrema o di mortalità infantile. Ma l’ordine economico liberale globale ha provocato profonde ineguaglianze, nonostante la crescita economica. “In tutti i Paesi vi è una classe di oligarchi, persone che stanno enormemente bene. Molti di loro si incontrano a Davos”.

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