Economia

L’iPhone dove lo butto

Oltre ai rifiuti, i gadget elettronici creano ansia e stress a chi li produce

11 dicembre 2018
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Il mondo occidentale è un grande consumatore – e ben oltre lo spreco – di prodotti e gadget elettronici: dai tablet, agli smartphone passando per altre decine di oggetti che spesso durano lo spazio di una stagione. Basta dare un’occhiata ai nostri cassetti per scoprire quanti apparecchi, che al momento dell’acquisto sembrava quasi un obbligo avere e che ora sono lì inesorabilmente abbandonati da anni: dall’iPod o simili per ascoltare la musica con le cuffiette ai vari videogame dei nostri figli rapidamente superati dall’arrivo sul mercato dell’ultimo ritrovato tecnologico, ai vari modelli di telefonini cambiati al ritmo di uno ogni due anni. Il risultato sono montagne di rifiuti che non sempre vengono smaltiti nel modo corretto. Ricordiamo che gli scarti elettrici ed elettronici sono una vera e propria miniera di materie prime secondarie (metalli preziosi e terre rare su tutti). La Svizzera da tempo ha aderito alla Convenzione di Basilea e ha, per esempio, avviato la ‘Mobile phone partnership initiative’ e la ‘Partnership on computing equipment’ al fine di promuovere il trattamento sostenibile dei telefoni cellulari e dei computer non più usati.

Un rapporto dell’Onu del 2017 svela l’allarme dei rifiuti elettronici smaltiti illegalmente. L’e-waste è fuori controllo, pone rischi per la salute e sottrae risorse preziose. Il traffico illecito annuale riguarda rifiuti Raee (Rifiuti apparecchi elettrici ed elettronici) per un valore complessivo di 19 miliardi di dollari.

Ogni anno – secondo il rapporto – l’industria elettronica, uno dei settori più grandi del mondo e in maggiore crescita, genera fino a 41 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, con particolare riferimento a computer e smartphone.

La sostenibilità delle apparecchiature elettroniche inizia però prima del loro eventuale smaltimento. Stando a un recente studio commissionato e cofinanziato dalle Ong svizzere Sacrificio quaresimale e Pane per tutti, le condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi di gadget elettronici aumentano il rischio di suicidio dei dipendenti e tra i motivi ci sono i ritmi di lavoro generalmente pressanti che aumentano, generando stress, prima dei picchi di vendita come il Natale.

Nel 2010 avevano fatto scalpore numerosi casi di suicidio pressoi il fornitore cinese di Apple, Foxconn. Il nuovo studio, reso noto nei giorni scorsi, esamina altre aziende e dimostra che anche lì le condizioni di lavoro svolgono un ruolo scatenante nei suicidi dei loro impiegati. Tra i fattori più importanti (sono stati esaminati 167 casi di suicidio e sono state svolte indagini in 44 aziende, ndr) si citano lo stress causato dalla non concessione di adeguati periodi di riposo, nonché conflitti e intimidazioni da parte di quadri e dirigenti.

Per Sacrificio quaresimale e Pane per tutti, la sostituzione sempre più rapida dei dispositivi elettronici aumenta la pressione di produzione e lo stress e quindi il rischio di suicidio dei dipendenti. Le due organizzazioni hanno anche stilato un decalogo (cfr. infografica) per sensibilizzare i consumatori svizzeri su ciò che si può fare concretamente. Un consiglio su tutti: riparare i dispositivi rotti (è possibile) o acquistarli di seconda mano (esistono siti online).

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