Economia

Scarto salariale in continua crescita nelle imprese svizzere

I risultati dell’inchiesta condotta da Travail.Suisse pubblicati oggi confermano quelli resi noti ieri da Unia

Tipress
22 giugno 2018
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Lo scarto tra le retribuzioni dei manager e i bassi salari non cessa di aumentare nelle imprese svizzere: i risultati dell’inchiesta condotta da Travail.Suisse pubblicati oggi confermano quelli pubblicati ieri da Unia. Le misure prese nella revisione del diritto della società anonima non sono abbastanza efficaci, denuncia la confederazione sindacale. Dal 2011, gli stipendi a livello di direzione sono cresciuti del 16%, mentre i "normali lavoratori" hanno dovuto accontentarsi, nello stesso periodo, di un aumento del 3,8%, rileva Travail.Suisse, che ha presentato oggi a Berna i risultati della sua inchiesta annuale, giunta alla 14esima edizione. "I salari al culmine della gerarchia sono dunque aumentati quattro volte di più rispetto a quelli in fondo", rileva Adrian Wüthrich, presidente della confederazione sindacale erede della tradizione cristiano-sociale. Secondo lo studio di Travail.Suisse, che ha preso in considerazione 26 imprese elvetiche (22 quotate in borsa, più Migros, Coop, La Posta e Ruag), se lo scarto salariale medio nelle imprese nel 2011 era di 1:45, nel 2017 è salito a 1:49. Questa evoluzione non riguarda solo le maggiori imprese finanziarie e farmaceutiche, ma si ritrova in tutti i rami economici. Quali esempi rappresentativi Travail.Suisse cita Valora con il Ceo Michael Müller (da 1:23 a 1:60), Lonza con l’omologo Richard Ridinger (da 1:40 a 1:85), Yves Serra di Georg Fischer (da 1:32 a 1:63). Il record di Ermotti Il record assoluto di scarto salariale per il 2017 spetta a UBS con il Ceo Sergio Ermotti, la cui remunerazione di 14,20 milioni di franchi ha superato di 273 volte il salario più basso pagato dalla grande banca, ossia circa 52’000 franchi. Per gli altri membri della direzione di UBS, con remunerazioni medie di 7,79 milioni, lo scarto si riduce a 1:50. Ancor più di Ermotti ha guadagnato il suo omologo di Roche Severin Schwan (14,41 milioni), ma l’impresa chimica basilese paga meglio i suoi infimi dipendenti, cosicché lo scarto è stato "solo" di 1:236. Anche i direttori generali di ABB (1:217) e Novartis (1:215) hanno guadagnato l’anno scorso oltre 200 volte di più rispetto ai dipendenti meno pagati delle rispettive aziende. Consiglio nazionale: opera incompiuta Approvando la settimana scorsa la revisione del diritto della società anonima il Consiglio nazionale ha chiuso l’opera di attuazione dell’iniziativa contro le remunerazioni abusive approvata dal popolo nel 2013. "Purtroppo – deplora Travail.Suisse – si è lasciato sfuggire l’opportunità di lottare con misure efficaci contro i salari esorbitanti dei manager". Diverse le lacune denunciate. In primo luogo una mancanza di trasparenza: le remunerazioni dei membri della direzione dei gruppi non devono essere indicate individualmente. Inoltre, nelle assemblee generali bisogna sì votare sulle retribuzioni dei manager, ma lo si fa in un sol colpo per quelle fisse e i bonus aggiuntivi. La funzione di controllo rimane dunque assai ridotta. Rimane anche una possibilità di "aggiramento": le indennità d’arrivo e di partenza saranno vietate, ma rimangono possibili sotto altra forma. Per di più non sono fissati limiti per i bonus: quote che vanno fino ad oltre l’80% della remunerazione completa "con le corrispondenti incentivazioni sbagliate" rimangono sempre possibili, come i versamenti del salario per durate eccessivamente lunghe o i contratti di prestazioni di consulenza non trasparenti. Per Travail.Suisse, le esigenze dell’iniziativa rimangono così "bloccate a metà strada".

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