Economia

Orologi svizzeri, botto in gennaio: +13% di export

Il settore si conferma in netta ripresa, con vendite all'estero per 1,6 miliardi di franchi

(Tipress)
20 febbraio 2018
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L’anno comincia bene per le esportazioni orologiere svizzere, che si confermano in netta ripresa: in gennaio l’export del settore si è attestato a a 1,6 miliardi di franchi, con una progressione del 13% su base annua. La crescita si spiega con la dinamica mostrata già nei mesi precedenti e con l’effetto base favorevole, commenta la Federazione dell’industria orologiera (Fh) in un comunicato odierno. Nel solo segmento degli orologi da polso l’incremento di gennaio è stato del 12% a 1,5 miliardi, da ascrivere soprattutto agli articoli in metalli preziosi (+5% a 457 milioni di franchi) e in acciaio (+11% a 625 milioni). Tutti questi dati sono in termini di valore: ragionando in volumi l’aumento è meno sensibile e si attesta al 2,5%, per un numero complessivo di 1,9 milioni di singoli pezzi venduti. Differenziato si presenta l’andamento dell’export in relazione ai segmenti di prezzo. Gli orologi di meno di 200 franchi hanno mostrato un calo (-3,5% in termini di valore), mentre in crescita si sono mostrati la gamma fra 200-500 franchi (+12%), il comparto 500-3000 franchi (+21%) e la fascia oltre i 3000 franchi (+10%). Per quanto riguarda i singoli mercati, Hong Kong rimane la piazza principale di sbocco, con 242 milioni: l’incremento registrato del 21% è il più elevato degli ultimi cinque anni, sottolinea la FH. La Cina (+44% a 177 milioni) ha superato gli Stati Uniti (+10% a 163 milioni). In quarta posizione figura il Regno Unito (+5% a 92 milioni), seguito da Giappone (+13% a 89 milioni) e Germania (-4% a 84 milioni). Insieme queste sei regioni rappresentano il 52% dell’export elvetico del ramo. Le statistiche diffuse oggi non hanno mancato di avere effetti palpabili in borsa: il titolo Swatch nella prima ora di contrattazione si è mostrato di gran lunga il più dinamico fra quelli dell’indice principale SMI, arrivando a guadagnare circa il 2%. Meno marcato (circa +1%) è stato l’incremento di corso di Richemont.

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