Economia

La legge sulle imprese artigiane non va abolita

L'Unione delle associazioni dell'edilizia ribadiscono la bontà della norma tesa a salvaguardare una concorrenza corretta e non selvaggia

Piergiorgio Rossi, presidente dell'Uae e promotore dell'albo Lia
(Ti-Press)
18 gennaio 2018
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La legge sulle imprese artigianali (Lia), sostenuta e promossa dall'Unione associazione dell'edilizia (Uae), “è uno strumento non discriminante, che permette di introdurre regole e controlli relativi ad aspetti socio-economici, aziendali e di competenze professionali con l’intento di contribuire in modo tangibile a salvaguardare l’interesse generale. Per questo sarebbe estremamente triste e controproducente se il progetto Lia fosse ulteriormente ridimensionato o addirittura abrogato, proprio ora che – dopo il necessario periodo di rodaggio – esplica i propri effetti positivi, non con una limitazione della concorrenza, come sostenuto dalla Commissione federale della concorrenza (ComCo), bensì rendendo quest’ultima più leale”. È quanto ribadito in un comunicato dall'associazione mantello (esiste da 20 anni) che riunisce 13 associazioni professionali di categoria dell’artigianato dell’edilizia in rappresentanza di circa 700 imprese, 5’300 collaboratori e 1'100 apprendisti in formazione. “Le ditte associate versano annualmente oltre 250 milioni di franchi di salari e generano una cifra d’affari globale di circa 850 milioni di franchi”, si precisa. Da quando è nata – il 24 settembre 1997 – l'Uae ha sempre incentivato “la collaborazione e il coordinamento fra le diverse associazioni di categoria, la promozione dell’immagine e della concorrenzialità delle imprese ticinesi e si è impegnata nella difesa delle ditte e dei lavoratori attivi nell’artigianato dell’edilizia”. Negli ultimi anni l'Uae ha poi concentrato i propri sforzi nel miglioramento della qualità dei lavori eseguiti in Ticino, nella sicurezza dei lavoratori e nella prevenzione degli abusi (concorrenza sleale) promuovendo l’introduzione e collaborando all’implementazione, con la Commissione di vigilanza Lia, della Legge sulle imprese artigianali (Lia). Anche la promozione e lo sviluppo della formazione di base e continua per le professioni rappresentate in seno all’Associazione sono temi centrali. 

L’attività svolta da Ua è stata contraddistinta da molte lotte, spesso nate da situazioni di esasperazione, come quella sfociata nel 2013 nella minaccia – provocatoria – di rinunciare alla formazione di apprendisti dato che, senza lavoro, le nostre imprese avrebbero formato giovani senza reali possibilità d’occupazione. “L’artigianato dell’edilizia ticinese – si ricorda nel comunicato – era confrontato da anni con una concorrenza sleale sempre più agguerrita”. Proliferazione di ditte bucalettere e di imprese fondate da pseudo-imprenditori senza qualifiche e senza morale che hanno causato una costante perdita di cifra d’affari, stimata dall’Università della Svizzera italiana in uno studio reso pubblico nel giugno del 2011, in circa 200 milioni di franchi annui. Somma assorbita in particolare da lavoratori distaccati e indipendenti esteri che “assai sovente non rispettavano le condizioni imposte dalle misure di accompagnamento agli Accordi bilaterali per operare in Svizzera”, precisa ancora la nota. 

Si arrivò così alla Lia votata dalla quasi totalità del Gran Consiglio. In pratica si trattava di stabilire semplici regole per gli artigiani del settore edile attivi in Ticino, locali ed esteri, in modo che non fosse “il più furbo a vincere il confronto, ma il più virtuoso”. La Lia è divenuta realtà dal 1° febbraio 2016. “A nostro avviso – sostiene l'Uae – la manipolazione della concorrenza va infatti calmierata nei due sensi, sia riducendo i monopoli, sia contrastando la concorrenza sleale, dato che i due fenomeni hanno gli stessi effetti negativi”.

“Gli obiettivi e le attività svolte dall'Uae – si ribadisce – sono finalizzate alla sopravvivenza del settore dell’artigianato che garantisce posti di lavoro e di formazione in un settore chiave (quello delle Pmi) della nostra economia”.

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