Economia

Jackson Hole, molti interrogativi per Draghi e Yellen

17 agosto 2017
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Chi si attende che tra le montagne del Wyoming, la prossima settimana, si faccia chiarezza sulle future mosse delle banche centrali europea e statunitense potrebbe rimanere profondamente deluso.

All’annuale meeting di Jackson Hole, che riunisce il gotha della finanza internazionale, né Mario Draghi né Janet Yellen saranno probabilmente in grado di dare delle indicazioni sulle decisioni che Bce e Fed saranno chiamate a prendere nel breve periodo: sia sul fronte dei tassi di interesse sia su quello delle misure ancora in campo per sostenere la ripresa e l’occupazione.

Se in Europa a preoccupare è il possibile impennarsi dell’inflazione e una moneta unica che rischia di diventare troppo forte, negli Stati Uniti oltre a un possibile aumento dei prezzi pesa la grande incertezza su cosa realmente riuscirà a fare l’amministrazione Trump sul fronte dell’agenda economica. Le tante polemiche che attanagliano il presidente americano fanno infatti temere una prolungata situazione di stallo: tanto che i mercati già ne risentono, con l’’effetto Trump’ che sembra aver esaurito la sua spinta propulsiva su Wall Street. Una corsa che solo fino a poco tempo fa sembrava irrefrenabile.

Ecco dunque che Draghi e Yellen si presenteranno a Jackson Hole più prudenti che mai. Del resto, quale sia il clima emerge dai verbali delle ultime riunioni sia all’Eurotower di Francoforte sia nella sede della Federal Reserve a Washington. Il 20 luglio nel direttivo della Bce "sono state espresse preoccupazioni circa il rischio di un eccessivo rialzo dell’euro nel futuro". C’è chi già parla di ’supereuro’, con la moneta unica che si mantiene intorno a quota 1,17 sul dollaro.

C’è poi il nodo della exit strategy sul fronte del Quantitative Easing, il piano di acquisto titoli da parte della banca centrale europea. Difficile – dicono i bene informati – che Draghi sveli qualcosa fino al prossimo autunno, anche perché il timore è quello di annunci prematuri che scatenino reazioni incontrollate sui mercati. Il tutto si inquadra inoltre in una lotta per la successione alla poltrona più alta dell’Eurotower che già vede in pole position il ’falco’ Jens Weidmann, capo della Bundesbank vicino ad Angela Merkel.

Anche la Fed, come appare dalle minute della riunione del 25 e 26 luglio, appare spaccata sulla tempistica del prossimo rialzo dei tassi, che è stato annunciato a suo tempo entro la fine del 2017. Si attende di vedere, intanto, come andranno i prossimi dati su PIL e lavoro. Ma si attende soprattutto di capire se Trump riuscirà a fare passi in avanti su temi cruciali per le imprese come quello dell’annunciata ’rivoluzione fiscale’.

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