Economia

I nomi di quei due avvocati non vanno fatti. Losanna ferma la Cornèr Banca

5 ottobre 2016
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Una banca ticinese che voleva fornire alle autorità statunitensi i dati riguardanti due avvocati e uno studio legale non potrà farlo: il Tribunale federale ha respinto nei punti essenziali il suo ricorso confermando una decisione del Tribunale commerciale di Zurigo.

La banca con sede nel canton Ticino – indica il Tf in una nota in cui riassume la sua sentenza pubblicata oggi – partecipa al programma di regolarizzazione per le banche svizzere imposto dal fisco e dal Dipartimento di giustizia americani. Questo è volto a metter fine alla lunga vertenza fiscale con gli Stati Uniti evitando agli istituti elvetici insidiosi procedimenti penali negli USA per l’aiuto fornito a clienti americani ad evadere il fisco del loro paese.

L’istituto – il comunicato non ne fa il nome ma si tratta della Cornèr Banca (il caso è già stato oggetto di articoli di stampa) – intendeva in tale ambito fornire i nomi di due avvocati svizzeri che avevano gestito in quanto rappresentanti autorizzati conti della banca per clienti americani, come pure uno studio legale che aveva portato all’istituto clienti statunitensi. Il Tribunale commerciale del Canton Zurigo ha ammesso lo scorso dicembre un’azione degli avvocati e dello studio, fondato principalmente sulla legge per la protezione dei dati (LPD), e ha vietato alla banca di fornire i dati alle autorità americane.

Il Tf ha respinto nei punti essenziali il ricorso inoltrato dall’istituto. La consegna dei dati prevista – affermano i supremi giudici di Losanna – costituisce in linea di principio una violazione della personalità degli interessati, visto che la legislazione americana non assicura un livello di protezione adeguata dei dati ai sensi dell’articolo 6 della LPD, che disciplina la comunicazione degli stessi all’estero.

La comunicazione dei dati può essere giustificata, sempre secondo lo stesso articolo della LPD, se è "indispensabile per tutelare un interesse pubblico preponderante". Poiché questa condizione dev’essere realizzata al momento della consegna dei dati, le circostanze possono evolvere nel corso della procedura, rileva il Tf.

A suo avviso una fornitura dei dati sarebbe indispensabile nel senso precitato in particolare "se si dovesse ammettere che, senza di essa, la vertenza fiscale con gli Stati Uniti si intensificherebbe di nuovo, che la piazza finanziaria elvetica dovrebbe sopportarne le conseguenze e che ne patirebbe la reputazione della Svizzera in quanto partner negoziale affidabile". La banca ricorrente – continua il Tf – non dimostra in modo sufficiente che la consegna allo stato attuale è indispensabile per la salvaguardia di un interesse pubblico. Vietandola il Tribunale commerciale di Zurigo non ha dunque commesso alcuna violazione del diritto.

Il Tribunale federale ha ammesso il ricorso unicamente per quanto concerne la determinazione del valore litigioso e la conseguente fissazione dei costi e degli indennizzi. Su questi punti, il tribunale zurighese dovrà statuire di nuovo.

La Cornèr Banca aveva raggiunto a fine 2015 un accordo con gli Usa per archiviare la vertenza fiscale. L’istituto aveva accettato il pagamento di 5,068 milioni di dollari, aveva reso noto il Dipartimento di giustizia americano il 10 dicembre scorso, precisando che dal 2008 l’istituto di credito aveva in gestione 383 conti con relazioni negli Usa per un patrimonio complessivo fino a 351 milioni di dollari. L’istituto luganese si era iscritto nel programma di regolarizzazione americano nella "categoria 2", riservata alle banche che avevano motivo di credere di aver violato la legge Usa o che comunque non potevano escludere tale eventualità.

Secondo quanto scritto dalla "SonntagsZeitung" il 27 dicembre 2015 citando la sentenza del Tribunale commerciale di Zurigo del 16 dicembre, i due avvocati zurighesi e il loro studio legale il cui ricorso è stato ora respinto dal Tf gestivano per loro clienti 14 conti alla Cornèr Banca, aperti nell’autunno 2009, dopo che la Confederazione aveva già allentato a due riprese il segreto bancario nei confronti degli Usa.

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