Economia

Il commercio ticinese quest'anno ha perso 190 posti di lavoro

(Gabriele Putzu)
23 novembre 2015
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La Disti, l'associazione dei grandi distributori ticinesi, ha tirato le somme: i posti di lavoro persi in Ticino nella grande distribuzione nel corso di quest’anno sono stati 190. “Non sono pochi, anche se il settore dà lavoro a circa 15 mila persone (12 miladelle quali a tempo pieno). I posti di lavoro persi (calcolando uno stipendio mediano di 4'300 franchi al mese) significano, sull’arco dell’anno, circa 10 milioni di franchi in salari sottratti ai circuito economico”, si spiega in una nota.
Va precisato che nella grande distribuzione non ci sono stati licenziamenti collettivi. La perdita dei posti di lavoro – dovuta alla mancata sostituzione di collaboratori andati in pensione o che hanno ridotto il loro tempo di impiego - è dovuta a una lenta emorragia di occupazione.

Pesano rafforzamento del franco e orari di apertura troppo rigidi

Le cause di questa emorragia sono riconducibili al rafforzamento del franco rispetto all’euro, alla crisi generale che ha ridotto il potere d’acquisto dei consumatori, e soprattutto al conseguente aumento del “turismo degli acquisti”.
“Nel frattempo i partner della Disti hanno ridotto i prezzi di molti generi, alimentari e non (continuando comunque a sostenere i produttori locali), ma è chiaro i costi generali in Ticino sono molto più alti rispetto all’Italia: salari, terreni, affitti, servizi… Insomma, più di così non si può fare”, si afferma ancora.
“Ecco perché riteniamo che le condizioni quadro entro le quali il commercio si deve muovere dovrebbero essere migliorate, evitando di imporre, per esempio, nuove tasse e penalizzazioni per i consumatori. Va pure sottolineato che a rendere meno concorrenziale il commercio ticinese ci sono anche le eccessive limitazioni sugli orari di apertura dei negozi. Ricordiamo a questo proposito che il 28 febbraio saremo chiamati al voto sul referendum contro la nuova legge sui negozi approvata dal Gran Consiglio e confidiamo che le cittadine e i cittadini ticinesi sapranno comprendere le necessità del nostro settore”, si conclude.

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