Economia

Mario Draghi lavora a un rilancio del Quantitative easing

21 ottobre 2015
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Per tirare fuori l’Eurozona dalle secche della deflazione e di una ripresa anemica, la Banca centrale europea (Bce) ha messo in gioco tutto il suo capitale di credibilità attraverso il ’quantitative easing’ (Qe) lanciato a inizio 2015. Il credito bancario è ripartito, ma l’inflazione tornata sottozero, l’euro salito dell’8% e una ripresa che non decolla ripresentano sul tavolo dei governatori, riuniti fra stasera e domani a Malta, una sfida che il presidente Mario Draghi sperava vinta.

Molti economisti ritengono che la Bce sia chiusa in un vicolo cieco. Ci sono fattori esterni che remano contro: la Fed, contrariamente ai programmi, non sta rialzando i tassi ma li tiene a zero. E così l’euro, che era sceso a un soffio dalla parità sul dollaro, viaggia ora a 1,13, togliendo efficacia degli acquisti di debito pubblico programmati a un ritmo di 60 miliardi l’anno fino a settembre 2016.

La Cina frena e, anziché rivalutare lo yuan, ad agosto lo ha svalutato pesantemente. I Pil sceso sotto il 7%, non è crollato, ma quanto sia elevata l’incertezza lo testimonia il calo oggi della Borsa, -2,5% Shanghai e -4% Shenzhen, e l’iniezione di liquidità da 16,6 miliardi di dollari fatta oggi per contrastare il pesante deflusso di capitali. Il petrolio costa appena 46 dollari e mette pressione sui prezzi, che nell’Eurozona a settembre hanno segnato -0,1%.

Torna in gioco la credibilità della Bce. Da una parte c’è chi, come il premio Nobel Paul Krugman, ritiene che l’Eurozona sia in una trappola in cui, data la debolezza dell’economia, la politica monetaria riesce a fare poco. Dall’altra i mercati – basta guardare l’euro o le attese d’inflazione – non sono convinti che la Bce sia davvero pronta a tutto.

Dalla riunione di Malta non si attendono misure immediate sul Qe, ma per uscire dall’angolo i governatori potrebbero inviare il segnale che è in arrivo un rilancio del programma, forse già a dicembre: un prolungamento degli acquisti bond oltre settembre, per qualcuno (pochi) addirittura un aumento del ritmo di acquisti mensili.

Draghi, nella conferenza stampa di domani, cercherà di dissipare i dubbi. Che però restano, fra lo scetticismo ostentato dalla Bundesbank e un "Qe" figlio di un compromesso politico: gli acquisti si fanno in proporzione alla quota dei vari paesi nel capitale della Bce. Aumentarli vorrebbe dire aumentare massicciamente gli acquisti di bund tedeschi, che però sono sempre più scarsi sui mercati visto il surplus di bilancio di Berlino e il limite minimo dello 0,2% fissato sui rendimenti dei bond acquistabili. Forse va letta in questa chiave la recente e inattesa uscita di Ewald Nowotny, governatore austriaco un tempo considerato "falco", a favore di una politica di bilancio più espansiva.

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