Dib. Elettorale

Quando il politico diventa un semplice follower

21 febbraio 2019
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Un buon politico dovrebbe essere una persone che riflette sui problemi, valuta le possibili soluzioni scegliendo quella più praticabile ed efficace, tracciando un rotta da seguire. Un follower (colui che segue) è una persona che invece sceglie le proprie opinioni in base ai like che i suoi post prendono, che segue l’emotività generale del momento, senza entrare nel merito delle questioni.
In sostanza il follower porta avanti l’idea che “il popolo” abbia sempre ragione, e che affidarsi al popolo soprattutto attraverso esacerbazioni del principio sacrosanto della democrazia diretta, sia l’approccio migliore alle decisioni politiche. Non va confuso con la democrazia in generale, che funziona sulla base che i cittadini debbano comunque decidere, ma non implica che lo facciano necessariamente per il meglio, o che abbiano sempre ragione.
Nell’attualità, è diventata più una forma di propaganda politica strumentale, spesso insincera, con la quale leader follower cercano il consenso popolare attraverso una retorica che blandisca gli elettori e li faccia sentire speciali, salvo poi gabbarli alla prova dei fatti.
Una prima contraddizione di questo messaggio è che non è chiara la definizione di popolo: perché “il popolo” abbia unanimemente ragione, questo dovrebbe avere le stesse opinioni in ogni sua componente. Nei sistemi democratici, in cui su molte cose le opinioni delle diverse componenti della società sono diverse e opposte, quale popolo ha ragione?
Una democrazia è un sistema di funzionamento delle comunità auspicabile, efficace e giusto perché consente che le opinioni e le scelte di tutti pesino, ma lo è solo se quelle opinioni e scelte sono informate, se nascono da dati sufficientemente completi e non volutamente falsati. Altrimenti è solo un sistema giusto in principio, ma fallimentare e controproducente: una democrazia disinformata potrebbe generare mostri maggiori di una dittatura illuminata.
Funzionano bene le democrazie in cui i cittadini sono informati correttamente, e male quelle in cui non lo sono. Con la pedagogia insieme alla democrazia, perché non c’è l’una senza l’altra. Frequente nel populismo è invece l’appello alla volontà popolare coordinato con un investimento deliberato sulla disinformazione dei cittadini: propaganda invece che informazione, creare capri espiatori invece di trovare i veri problemi, costruire realtà fittizie e spacciarle come realtà grazie ai nuovi e potentissimi strumenti come i social media.
Noi che siamo nati nel benessere e che beneficiamo dei frutti delle battaglie fatte da chi ci ha preceduto, ricordiamoci che nel lungo filo della storia umana la democrazia non è la regola, ma piuttosto una splendida eccezione, e il suo mantenimento non è affatto scontato. Ai cittadini spetta le responsabilità di tenerla viva e salda nei suoi principi di uguaglianza, giustizia e libertà. Di fronte a questi paradossi, il cittadino deve riacquistare i propri diritti e dare al voto il suo vero significato.

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