Dib. Elettorale

Scuola e realtà…

18 febbraio 2019
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In questi giorni di campagna elettorale diversi candidati stanno esponendo la propria visione della scuola. Mi ritrovo in particolare disaccordo con il signor Marchesi, che propone di applicare in Ticino il modello di separazione delle classi attualmente usato nella Svizzera interna e di sgravare fiscalmente le imprese che formano apprendisti perché, secondo lui, formare apprendisti costa parecchio. Ritengo che a questo discorso manchino argomentazioni fondate e soprattutto… idee innovative.
Comincio dalla sua proposta sull’apprendistato: formare un apprendista non è un costo, se così fosse l’intero sistema non potrebbe stare in piedi. Si tratta piuttosto di un investimento, basti pensare che l’istituto universitario federale per la formazione professionale asserisce che i costi di formazione vengono largamente superati dai benefici già al secondo anno di apprendi­stato.
Il 6 luglio 2018 è stato annunciato il record di posti di tirocinio offerti, chiaro segno che il problema sta altrove, per esempio nella crisi che colpisce da diversi anni i settori più apprezzati dai giovani, come la vendita al dettaglio. Per quanto riguarda l’idea di introdurre anche in Ticino il modello basato sulla separazione dei giovani in base al loro livello scolastico, è doveroso ricordare i possibili effetti collaterali che lamentano gli insegnanti svizzero-tedeschi: ai bambini viene imposta un’enorme pressione psicologica in quanto già a partire dai 12-13 anni gli viene chiesto di indirizzare il loro futuro. Questo porta spesso a scelte sbagliate o affrettate, con la conseguenza di mettere gli insegnanti di fronte ad allievi frustrati e genitori insoddisfatti.
Riporto un altro fatto che al signor Marchesi e a molti esponenti della politica ticinese sembra essere sfuggito: l’anno prossimo nei cantoni di lingua tedesca verrà applicato il Lehrplan 21 (Piano didattico 21), che mira, tra le altre cose, a creare classi più eterogenee e obiettivi individualizzati, in maniera simile a quanto proposto dal progetto “La scuola che verrà”.
Per finire, rimango sorpreso e deluso quando Marchesi afferma che il suo sistema permette di rendere gli studenti “più interessanti per le aziende”. Sono convinto che il compito della scuola media sia quello di preparare degli adolescenti alla vita adulta, non di renderli più o meno interessanti come manodopera per qualcuno.
La scuola ha bisogno di riforme perché i tempi cambiano, sono gli insegnanti stessi a richiederlo e a proporre idee concrete e innovative. Ascoltiamo loro.

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