recensione

L’Osi in Auditorio per una splendida ‘Ramifications’

Il concerto dell’Orchestra della Svizzera italiana diretta per l’occasione dal violoncellista Jean-Guihen Queyras ha registrato il sold out

L’Osi e Queyras hanno interpretato pagine di Joseph Haydn, Carl Philipp Emanuel Bach e György Ligeti
(@Osi/S. Ponzio)
5 febbraio 2023
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La Sinfonia n. 13 (1763) e il Concerto per violoncello n. 1 (1769) di Joseph Haydn, un Concerto per violoncello e archi (1753 circa) di Carl Philipp Emanuel Bach e tra essi ‘Ramifications’ per dodici archi (1968) di György Ligeti: il programma scelto dal violoncellista Jean-Guihen Queyras per il concerto di giovedì scorso.

Nel 1750 muore Johann Sebastian Bach, che con le sue ultime opere, l’Offerta Musicale e l’Arte della Fuga, lascia un’eredità molto complessa, alla quale cercano di sottrarsi gli immediati successori. Mi sembra un modo plausibile per spiegare la temperie culturale dei vent’anni in cui sono state create la sinfonia e i due concerti di Haydn e del figlio di Johann Sebastian. Ma il programma non consente rischi di acclimazioni, altrimenti dette prassi esecutive, perché chiamato a un salto di due secoli dal brano di Ligeti.

Jean-Guihen Queyras avverte sul programma di sala che nel corso della serata sarà due volte solista, una volta primo violoncello e una volta direttore d’orchestra nel breve brano di Ligeti. Al concerto è stata messa l’etichetta "Play&Conduct", aggiungerei "Work in Progress", visto che con l’inglese ci si intende meglio. L’Orchestra ha schierato ventotto archi, due volte sorretti dal clavicembalo una volta anche dai timpani; solo in Haydn ha impiegato fiati: un flauto, due oboi, un fagotto e quattro corni.

Al recensore il piacere di sottolineare la forma sempre smagliante dell’Orchestra della Svizzera italiana, anche stavolta assolutamente all’altezza dell’illustre ospite. È difficile distinguere tra loro le centoquattro Sinfonie di Haydn. Gli ascoltatori di giovedì potranno ricordare la n. 13 per il delizioso Trio del Minuetto eseguito dalla solista di flauto.

Ma il concerto dovrà essere ricordato soprattutto per la splendida esecuzione di ‘Ramifications’, musica impervia, tanto lontana dai blam blam sovrabbondanti del Settecento. Queyras finalmente in piedi, davanti a lui il contrabbasso, a sinistra quattro violini una viola e un violoncello, a destra tre violini una viola e un violoncello: con gesti ieratici ha guidato l’aspro stil nuovo, trattenuto l’agitazione febbrile che esso cova, a tratti l’ha liberata e ha lacerato il tessuto sonoro, è stato spiccio, senza retorica, nei gesti finali che tracciano un percorso sonoro del silenzio.

Doveva bastare il Concerto di Haydn a rasserenare e chiudere il programma, ma l’insistenza del pubblico ha costretto Jean-Guihen Queyras a concedere un bis, toccando i vertici della musica per violoncello solo, anzi di tutta la musica da camera occidentale: il Preludio della Prima Suite di Johann Sebastian Bach.

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