Film festival diritti umani

A Tindouf, pochi mezzi e il desiderio di creare qualcosa

Nel campo profughi nel Sahara, è nata una scuola di cinema con cui collabora anche il Cisa. Domani saranno presentati alcuni progetti, dalle 14

Il campo profughi di Tindouf
(© Keystone)

Domani pomeriggio, nell’ambito del Festival dei Diritti Umani di Lugano in corso in questi giorni, sarà presentato un progetto nuovo e particolare: una collaborazione tra il Cisa, la scuola di Cinema della Svizzera italiana, e una scuola di Cinema nel deserto del Sahara Occidentale, che si trova all’interno dei campi profughi del popolo saharawi in Algeria.

Nel pomeriggio di domani, al Cinema Corso, dalle 14 alle 15, saranno proiettati tre cortometraggi di giovani registi saharawi che si sono formati alla Aks, l’unica scuola di cinema al mondo che si trovi in un campo per rifugiati. Seguirà poi la testimonianza di due giovani studenti del Cisa che si sono recati in Algeria insieme al loro tutor, in vista di un progetto di collaborazione, e poi una tavola rotonda con diversi interventi che approfondiranno il tema del diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi, raccontando ciò che succede da ormai più di 50 anni dal punto di vista giuridico e dei diritti umani. Ospite d’onore sarà Omeima Abdeslam, rappresentante del Fronte Polisario all’Onu a Ginevra.

Il popolo saharawi

Il Sahara Occidentale è una ex colonia spagnola, occupata dal Marocco subito dopo la partenza della Spagna franchista negli anni Settanta; il Fronte Polisario è l’organizzazione militante che si batte per il diritto all’autodeterminazione del popolo saharawi. L’occupazione marocchina ha generato la fuga di decine di migliaia di persone che sono scappate a est, in Algeria o a sud, verso la Mauritania. In Algeria sorgono cinque campi profughi nella regione desertica di Tindouf, che da 50 anni ospita ormai quasi 170mila persone, che non possono né tornare a casa né integrarsi nella vita algerina. In uno di questi campi è sorta la scuola di Cinema Aks, i cui allievi sono tutti nati lì e non conoscono altra vita che quella dei centri per rifugiati.

Un progetto

Durante il pomeriggio di sabato, dopo la proiezione dei tre cortometraggi, ci sarà la presentazione di un progetto di collaborazione tra le due scuole di Cinema, quella ticinese e quella saharawi, nato da un’idea di Antonio Prata (direttore del Festival dei Diritti Umani di Lugano), Lucia Tramer (attivista per i diritti umani attiva sul campo e attraverso l’associazione Ader/s) e Cecilia Liveriero Lavelli del Cisa. Il progetto consiste nel realizzare un film documentario sulle condizioni di vita dei giovani del popolo saharawi con momenti di incontro e scambio tra il Cisa e la scuola Aks. Al progetto hanno aderito due giovani studenti registi del terzo anno al Cisa, Francesco Pereira e Davide Londero. Saranno loro a girare il film e a trovare il taglio da dargli. Appena rientrati dal loro primo viaggio in Algeria, per conoscere quella realtà, fare un sopralluogo e partecipare a un Festival dell’audiovisuale svoltosi nei campi di Tindouf, condivideranno con il pubblico le loro prime impressioni. Il loro tutor è il regista Daniele Incalcaterra che ci ha raccontato: «Abbiamo visitato questa piccola scuola, aperta a venti studenti saharawi, che lavora con pochi mezzi e molto desiderio di creare qualcosa. Questo progetto è molto interessante perché si incontrano studenti che provengono da realtà agli antipodi: la Svizzera e un campo profughi. La vita dei nostri ragazzi e quella di giovani nati in una situazione che ha pochissime speranze di essere cambiata. Eppure i ragazzi sono accomunati dalla stessa passione, il cinema. Che non è solo una passione, ma un linguaggio, attraverso il quale parlarsi e scambiarsi esperienze».

Proposta di formazione

L’anno prossimo Daniele Incalcaterra, con i due studenti Francesco Pereira, Davide Londero e un altro loro collega, andranno a fare le riprese per alcune settimane in Algeria. Lì, la troupe svizzera si farà guidare dai loro colleghi coetanei per svolgere le riprese: è molto importante avere qualcuno che dia uno sguardo interno, per non lasciarsi sfuggire qualche elemento pratico o culturale, spiega Daniele, il quale invece impiegherà quel tempo per dare lezioni agli allievi della scuola Aks. Alla fine del progetto, verso il mese di maggio, alcuni studenti saharawi saranno invitati al Cisa, per partecipare alla post produzione del documentario e per seguire una formazione specifica. Il documentario sarà pronto, se tutto andrà secondo i piani, l’anno prossimo e verrà proiettato al Film festival diritti umani del 2023.

«È importante per un regista confrontarsi con lo sguardo di chi vive sul posto, per questo saranno fondamentali i rapporti che si instaureranno con la gente di lì e soprattutto con le persone della loro stessa generazione», spiega ancora Incalcaterra. «E devo dire che fino ad adesso abbiamo incontrato grande apertura, disponibilità, e un’immensa voglia di raccontarsi. Certamente per le persone che vivono nei campi per rifugiati, la motivazione è chiara: desiderano riscattarsi, far sapere al mondo in che condizioni vivono e cosa porta a questa situazione. Per i ragazzi che andranno lì a lavorare invece è diverso, perché devono cercare e poi trovare la propria motivazione, che dovrà essere anch’essa forte e profonda, per riuscire a creare questo ponte».

Sabato e domenica

Film e approfondimenti della chiusura

Da domani a domenica sono ancora numerosi gli appuntamenti con la nona edizione del Ffdul, passiamo in rassegna il programma segnalando alcune proiezioni e ricordando gli approfondimenti che seguono. Il fine settimana sarà aperto, alle 11, dal progetto ‘30 anni Cisa; 1922-2022. Giovani cineasti a confronto con i diritti umani’ (al Cinema Corso). Alle 15.30, il Cinema Iride ospita la proiezione (per la prima volta in Ticino) di ‘Angkar’ della regista franco-cambogiana Neary Adeline Hay, Premio diritti umani per l’autore di quest’anno. La giornata di sabato sarà conclusa dalla proiezione al Cinema Corso di ‘El Arena’ di Jay B. Jammal (in prima svizzera dalle 20.30, seguirà ‘Ritmo e poesia oltre la nera cortina’). Domenica, il Cinema Corso ospiterà l’intera giornata di chiusura, partendo dalle 11 con la proiezione di ‘Utama’ di Alejandro Loayza Grisi, cui seguirà l’approfondimento ‘La nostra casa è in fiamme’. Alle 14, spazio alla cerimonia di consegna del Premio giornalistico Carla Agustoni. Saltando alla proiezione di chiusura, la nona edizione si conclude con la visione di ‘Alcarràs’ della regista Carla Simón (alle 20.30).

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