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Un Sociale dai temi sociali

Presentata la stagione 22-23: classici, novità, buona musica, le giuste risate, graditi ritorni, due nuove produzioni e un ricordo di Claudio Taddei

Breve estratto dal cartellone 22-23 del Teatro Sociale di Bellinzona
22 settembre 2022
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Fuori dalla sala è tutto un trionfo di emoticon, quelle che celebrano ’25 anni di applausi’, i venticinque dalla riapertura dopo i lavori di restauro e recupero funzionale. "Bentornati a teatro", dice dal palco Gianfranco Helbling, il direttore, e la stagione 22-23 del Teatro Sociale può essere svelata, nelle modalità consuete delle conferenze stampa e in quella propria del Sociale, con una buona rappresentanza degli spettacoli presente in forma fisica in platea, a introdurli di persona. Per tutti gli altri c’era Paolo Zanchin, delegato alla programmazione. E per l’annuncio del nuovo sito (ma l’indirizzo è lo stesso) Renato Bison, presidente di Bellinzona Teatro.

Prima dei nomi in cartellone, la notizia è il ritorno di ‘Territori’, festival tenutosi a Bellinzona dal 2013 al 2018, sospeso per questioni finanziarie prima e per Covid poi. Il Sociale lo recupera insieme a ZONA’B, neonata associazione pensata da Raissa Avilés e Margherita Saltamacchia con l’intento di rafforzare le imprese culturali ticinesi. Tre i giorni di ‘Territori ZONA’B’, dal 9 all’11 marzo tra spettacoli, danza, laboratori, letture e incontri. Tra gli appuntamenti, ospitati dal Sociale, i già noti ‘Maybe a concert’ di Avilés e ‘Frankenstein, autoritratto d’autrice’ di Saltamacchia, insieme a ‘Siamo quelli giusti!’ di Lalitha Delparente, spettacolo che spiega cosa significhi essere attore/attrice nero/a in una scena bianca.

Nomi e cognomi

Armati di sintesi, partiamo dalle due nuove produzioni del Teatro Sociale: la prima è ‘Minotauro’ (6 e 7 maggio), tratto dall’omonimo testo di Friedrich Dürrenmatt, ideato da Margherita Saltamacchia e Marzio Picchetti e interpretato da Jess Gardolin, dalla stessa Saltamacchia, da Ali Salvioni e Anahì Traversi. La seconda è ‘Fanfara Favolosa’ (27 e 28 aprile), omaggio ai 25 dalla riapertura del teatro avvenuta il 9 ottobre 1997 con ‘Snaporaz Fellini’ di Giorgio Gallione: di quell’opera, Marie-Caroline Hominal, coreografa associata del teatro, evoca lo spirito assieme alla Civica Filarmonica di Bellinzona, su musiche di Nino Rota. La sezione ‘chi è di scena’ ha in Peter Stein uno dei protagonisti. Ricorrenza per ricorrenza, il regista tedesco dirige ‘Il compleanno’ di Harold Pinter (20 e 21 ottobre) e incontra il pubblico prima della seconda replica. Di regista in regista: Andrea Chiodi dirige Igor Horvat e Anahì Traversi nel ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Shakespeare (17 e 18 novembre); suo è anche ‘The Children’ (8 e 9 dicembre), attualissima storia di nucleare; di Leonardo Lidi è la regia de ‘Il gabbiano’ di Anton Checov (28 e 29 marzo), in scena non prima di ‘Sani!’ di Marco Paolini (2 e 3 febbraio). C’è anche Barbara D’Urso (sic) in ‘Taxi a due piazze’, e per ben due sere (18 e 19 aprile).

Per ‘narrazioni’, dalla platea, Daniele Dell’Agnola ha presentato la prima assoluta di ‘La luna nel baule’ (21 gennaio), tratta dall’omonimo suo libro; Maria Bonzanigo ha spiegato ‘52’ (3 dicembre), scritto da Daniele Finzi Pasca ispirandosi a ‘Ochetas Balas sobre el Ala’ di Pablo Gershanik; alla stessa sezione appartengono ‘Doppio taglio’ (10 dicembre) con Marina Senesi, sul tema della violenza sulle donne, e il ‘Museo Pasolini’ di Ascanio Celestini (15 marzo). In ambiti di ‘altri percorsi’, ‘Utøya. Uno di noi’ (26 gennaio) è una discesa negli inferi di Anders Breivik, per la regia di Sergio Ferrentino (con Saltamacchia e Claudio Moneta). Non meno impegnativo si annuncia ‘Kokoschka’ (28 gennaio) di e con Ledwin Costantini, sulla storia di passione e ossessione dell’artista Oskar Koloschka verso Alma Mahler. E Marco Cupellari ha presentato il suo ‘Momo’ (21 aprile), dall’omonimo romanzo fantastico di Michael Ende.

Me la rido e me la suono

Si ride come sempre in ‘com.x’. Tra i nomi: Giacomo Poretti senza Aldo e Giovanni, ma con Daniela Cristofori, in ‘Funeral Home’ (30 novembre, primo dicembre); Anna Mazzamauro che dialoga con il Ragioniere in ‘Com’è ancora umano lei, caro Fantozzi’ (20 gennaio); dal primo al 4 marzo, la Compagnia Flavio Sala debutta con ‘Bonanocc ai sunadoo’, raccontato da Sala (in sala): "Storia nuova, personaggi nuovi, musicisti che pensavano di sfondare e non ci sono riusciti, e adesso suonano alle feste campestri e sotto i capannoni". Chiude Marco Rocchi (17 e 18 marzo).

La musica, intesa come ‘jazz folk & pop’, ospita le presentazioni dei nuovi album di Marco Santilli (28 ottobre), Frank Salis (26 novembre) e Sebalter (6 aprile). Tra gli altri, Pippo Pollina torna a Bellinzona con il Palermo Acoustic Quintet (27 marzo), Kety Fusco incontra il collettivo Blue 2147 (15 dicembre), Andrea Mirò porta il ‘Far finta di essere sani’ di Gaber e Luporini (18 gennaio). ‘Taddei ci sei’ è il titolo del tributo al compianto Claudio Taddei che andrà in scena giovedì 22 dicembre, suo compleanno, affidato a ticinesi e non, con in testa Rossana, Dana e Romeo Taddei.


Ti-Press
Gianfranco Helbling

L’intervista

‘Investire sul territorio non è solo retorica’

«Ci sono alcune peculiarità in questa stagione che forse non si vedevano da un po’ a teatro, un certo ritorno ai temi d’importanza civile. Penso a ‘The Children’, che parla di crisi ambientale e del nostro rapporto con le nuove generazioni, penso a ‘Sani!’ di Marco Paolini, che va nella stessa direzione, penso a ‘Doppio taglio’ con Marina Senesi che parla della violenza di genere, o al Pasolini di Ascanio Celestini, che interroga l’intellettuale per capire l’oggi e il domani. Ma anche l’operazione di Andrea Mirò che recupera Gaber in una chiave molto attenta all’oggi». Pensieri di Gianfranco Helbling a margine della presentazione pubblica della stagione del ‘suo’ teatro, lo sguardo a un cartellone «che torna a porre temi di comunità, di società, temi politici in senso ampio». E il senso di comunità del ritrovato ‘Territori’ apre a una riflessione su alcuni punti fermi del teatro, come Margherita Saltamacchia e Raissa Avilés, che del recupero si sono fatte carico: «Sono attrici e autrici con le quali collaboriamo da alcuni anni. Grazie anche al Teatro Sociale hanno potuto crescere professionalmente e il Teatro Sociale ha in un certo senso investito su di loro e sulla loro crescita, dimostrando che investire sul territorio non è soltanto retorica, ma ha anche un impatto diretto sulla capacità di programmazione di una struttura culturale come la nostra».

La parola ora è al pubblico: «Avevamo programmato la scorsa stagione prevedendo una diminuzione del 20% di spettatori rispetto all’era pre-Covid, abbiamo chiuso con un calo del 25%. Dal punto di vista economico ce la siamo cavata, il calo a livello svizzero è stato in media tra il 30 e il 40%. Il periodo resta difficile dal punto di vista finanziario, non possiamo prenderci i rischi pre-Covid, ma siamo convinti che il bisogno di teatro sia ancora vivo. Se quest’inverno non ci saranno troppe restrizioni, e ricordo che lo scorso anno un terzo del pubblico non aveva il diritto di andare a teatro, confido in un ritorno più importante del pubblico. Ma la normalità non la rivedremo prima del 2024». E Barbara D’Urso? «Viene a Bellinzona diretta da Chiara Noschese, nello spettacolo che fu di Johnny Dorelli ma in un ribaltamento al femminile dei ruoli. Barbara D’Urso ha iniziato quarant’anni fa proprio con il teatro, dubito si giochi un’intera carriera con scelte azzardate. Lo spettacolo può interessare una fetta ulteriore di pubblico. Tutti, in fondo, mi stanno chiedendo di lei. Io comunque ricordo anche l’incontro del 21 ottobre con Peter Stein».

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