Spettacoli

900presente, malinconia e dolore

L’esecuzione di domenica sera dovrà essere ricordata anche per l’intensità degli applausi, assolutamente insolita alle nostre latitudini

Francesco Bossaglia ha diretto l’Ensemble900
15 marzo 2022
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Il quarto concerto della XXIII stagione di 900presente, andato in scena domenica all’Auditorio Stelio Molo, sarà ricordato anche per il consenso eccezionale di un pubblico più numeroso del solito, certamente reso emotivo dalla pandemia che dura da più di due anni, ancor più dalla guerra d’Ucraina in corso da giorni. L’Ensemble900, diretto da Francesco Bossaglia, con Arianna Catalano solista di pianoforte, ha portato in scena più di quaranta strumentisti per tre opere composte a metà del Novecento, da tre compositori almeno geograficamente molto lontani: il messicano Carlos Chávez (1899-1978), l’italiano Luigi Dallapiccola (1904-1975), l’argentino Alberto Ginastera (1916-1893).

Luigi Dallapiccola ha scritto nei primi anni della Seconda guerra mondiale, dal 1939 al 1941, il Piccolo concerto per Muriel Couvreux, un brano per pianoforte e orchestra da camera, dedicato a una bambina di sette anni figlia di amici che vivevano nella Parigi ormai occupata dall’esercito tedesco. Nulla dovrebbe trasparire in questa musica della tragicità di quei giorni, Dallapiccola scriverà più tardi d’aver cercato di "essere maledettamente semplice". In verità c’è una tragicità nascosta, che può essere portata alla luce dal dialogo fra solista e orchestra che Francesco Bossaglia ha voluto fosse intesa come una trasfigurazione della malinconia e del dolore.

Arianna Catalano è una pianista giovane che mi invoglia alla citazione di Corneille: "La valeur n’attend point le nombre des années". Ha suonato senza spartito, uno sguardo inquirente verso il direttore o gli orchestrali con "trop de force, ayant assez de coeur". Direttore e orchestra hanno dialogato con lei da pari a pari: è emersa tutta la tragicità sommersa in questa musica.

Sono coetaneo di Muriel Couvreux, ho vissuto la Seconda guerra mondiale: al termine del brano mi sono trovato col volto rigato di lacrime. La maggior parte del pubblico, che ha conosciuto questa guerra nei racconti, ha comunque apprezzato la qualità dell’esecuzione e ha ringraziato gli interpreti con un applauso tanto forte quanto interminabile.

Ho appreso sul bel programma di sala tutte le informazioni sulle ‘Variaciones concertantes’ che Alberto Ginestera ha composto nel 1953, quando era vittima di conflitti politici con il governo di Juan Domingo Péron. Dall’ascolto di alcune registrazioni in internet ho avuto tuttavia l’impressione di una musica serena, confermata poi dal sorriso che ho visto sul volto dei magnifici strumentisti dell’Ensemble900. È una musica che offre una dozzina di interventi solistici e meriterebbero di essere citati tutti, se ciò non penalizzasse chi non ha avuto parti solistiche in un ensemble di alta qualità, dove non ci sono punti deboli. L’esecuzione di domenica sera dovrà essere ricordata anche per l’intensità degli applausi, assolutamente insolita alle nostre latitudini.

‘Xochipilli: An imagined Aztec Music’ di Carlos Chávez è un brano di soli sei minuti per flauto piccolo, flauto normale, clarinetto, trombone e sei percussionisti, una ricostruzione immaginaria di musiche azteche sconosciute, quanto meno una riflessione sulla scultura e sulla pittura pre-cortesiana. Collocato all’inizio del programma è stato per il pubblico l’occasione di accertare le dimensioni dello spazio sonoro della sala.

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