Spettacoli

‘Un anno con Godot’, quando il cinema rende liberi

In sala il divertente film di Emmanuel Courcol con un gruppo di carcerati mettere in scena il capolavoro di Samuel Beckett

21 febbraio 2022
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‘Aspettando Godot’ di Samuel Beckett è un’opera irripetibile per come è riuscita a mettere insieme la riflessione filosofica alla base del teatro dell’assurdo con un’idea semplice, elegante e popolare: due persone che attendono, che impostano il proprio vivere in funzione dell’arrivo di Godot che alla fine non arriverà mai.

Il problema è che quell’idea non la puoi reinterpretare e trasformare, ma solo riproporre in maniera pressoché identica. Al massimo puoi farne dell’umorismo, come magistralmente fatto di David Letterman a proposito di un interminabile evento mondano: "Una cerimonia talmente lunga che alla fine Godot è arrivato".

Anche ‘Un triomphe’ – film francese di Emmanuel Courcol (titolo italiano: ‘Un anno con Godot’), nella selezione ufficiale di Cannes 2020 e in programmazione nelle sale ticinesi –, riprende l’idea alla base di ‘Aspettando Godot’ ma con intelligenza e originalità, conducendo lo spettatore fino a una conclusione perfettamente in linea con la pièce di Beckett, al contempo piacevole e profonda, giusto leggermente offuscata da un’ombra di lieto fine che comunque non disturba più di tanto.

Ispirato a una storia vera, il film è ambientato in Francia dove Étienne, attore teatrale lontano dal successo sia a livello professionale che familiare, per arrivare alla fine del mese decide di tenere un seminario di recitazione in carcere: si parte con uno spettacolo semplice, una sorta di cabaret basato sulle favole di Esopo da proporre agli altri detenuti. Tuttavia, durante la preparazione di questo spettacolino Étienne si rende conto non solo delle potenzialità dei suoi attori, ma soprattutto della loro esistenza sospesa. "In prigione aspettiamo sempre qualcosa, la sveglia, i pasti, l’ora d’aria, il seminario di recitazione" gli dice uno dei carcerati: questi attori non professionisti, con la loro vita in attesa, posso dare ad ‘Aspettando Godot’ una forza che nessuna compagnia teatrale potrebbe mai dargli. Il progetto è ambizioso: non si tratta di una recita nella sala multiuso di una prigione, ma di un vero spettacolo da portare in un vero teatro.
Faticosamente Étienne riesce a convincere una giudice, la direttrice del carcere e l’impresario teatrale, riesce ad appassionare gli attori-carcerati a quello strano testo, a gestire i conflitti , a far imparare un lungo monologo a un semianalfabeta. Finalmente il debutto, ed è un successo che porterà a delle repliche, a una tournée e infine a una rappresentazione nel prestigioso Odéon di Parigi.

Che cosa funziona: la storia studiata con cura e i personaggi ben costruiti e interpretati.

Che cosa non funziona: il regista si è forse troppo affezionato al personaggio di Étienne e si vede soprattutto nel finale.

Perché guardarlo: perché si ha voglia di un film divertente ma non superficiale. E ovviamente perché si è appassionati di Beckett.

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