Sogno o son Festival

Sanremo, Amadeus: ‘Se mi ammalo state qui con me 10 giorni’

Il bello della prima conferenza stampa: non ci sono i dati d’ascolto e nessuna domanda sul futuro. Tranne una: ‘Quest’anno a che ora finirà?’

Giorno zero
31 gennaio 2022
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La cosa più bella di quando vai a suonare è montare gli strumenti. Forse anche più di suonare. I cavi puliti, le pelli da tendere, la tastiera da spolverare, le chitarre che ancora non rompono le scatole. È un po’ come la prima conferenza stampa di Sanremo, quando nessuno ha ancora chiesto al direttore artistico se l’anno prossimo tornerà. Non ci sono nemmeno i dati di ascolto, per la felicità di coloro ai quali la contabilità produce afasia. Una rogna c’è, ed è prettamente giornalistica, sin dagli ascolti di Milano e Roma: “A che ora finirà?”, perché i giornali devono andare in stampa e la messe di ospiti non promette nulla di buono.

La prima conferenza stampa del secondo Festival di Sanremo mascherato la apre il direttore Coletta, in nome del “desiderio di unione”, dello “stare insieme di vecchie glorie e nuove leve”. Sarà il Sanremo “della memoria e del futuro”, dello “stare insieme per fare qualcosa di bello”. Il sindaco non manca mai, ma in nome della sintesi si arriva veloci ad Amadeus. Il tempo di confermare che se qualcuno s’ammalerà varrà il video delle prove (è la Legge Irama, varata lo scorso anno) e il direttore artistico ricomincia da Fiorello: “Mai avrei pensato di fare tre Festival con lui. Il secondo è stato eroico, per chi fa il mestiere di comico. Credo che sia stato addirittura sottovalutato il suo riuscire a spendersi per cinque sere, a volte sostituendosi a ospiti che per ragioni di salute o per paura non si sono presentati. Fino alla settimana scorsa ero convinto che non ci sarebbe stato. Avevo già preparato il cartonato”. Problema mattatore risolto, così come quello che le elezioni potessero sforare nella settimana del Festival: “Ero abbastanza sicuro che il presidente sarebbe stato eletto entro il weekend. Gli italiani avevano urgenza di conoscerlo. Televisivamente parlando, sarebbe stato bello dare il nome in diretta”.

Amo la radio perché arriva dalla gente*

Citando qua e là, i Måneskin: “Sono tanta roba, bravi a gestirsi, una musica che aveva bisogno di essere portata nel mondo. Ma tutta la musica italiana, in tutti i suoi aspetti, ha le basi per diventare famosa nel mondo”. Amadeus è certo che non presenterà l’Eurovision (“Meglio che lo faccia chi sa le lingue”) ed è felice che le radio siedano in prima fila in sala stampa: “C’è un mondo fortissimo che è il web e un altro al quale non può essere chiusa la porta, e sono le radio. Ho sempre pensato che debbano votare le radio, il web e la carta stampata. Un terzo di percentuale a testa è il voler dare voce a tutti. Questa è una sala stampa completa, fiero di averla formata. Auguri a tutte e tre le componenti”.

Sul pubblico in sala, che ci sarà: “Lo scorso anno capivamo come andava la serata dagli orchestrali”. Sulla fame di ospiti, anche stranieri: “Venditti e De Gregori? Non sono previsti. Hanno pubblicato un singolo insieme? Non lo sapevo, ma tutto può accadere”. Un pensiero per Morandi, che “è qui con l’emozione delle prime volte”, e uno per Drusilla: “Sono partito dall’idea di voler omaggiare cinque attrici e con esse il teatro, il cinema, le fiction, così danneggiate dalla pandemia. Quanto a Drusilla Foer, sono affascinato dal suo calcare teatri da tanti anni. Può essere una sorpresa o una conferma, se la si è già vista esibirsi”.

Quanto all’ipotesi di sostituzione con Antonella Clerici in caso di contagio, Amadeus chiude con ottimismo tipicamente sanremese: “Un piano B non c’è, se mi prendo il Covid state qui con me dieci giorni finché non guarisco”.

* Eugenio Finardi, ‘La radio’ (1976)

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