Spettacoli

Gardi è morta, viva la Gaia!

Al Cinema Teatro di Chiasso Hanna, l’alter ego della celebre clown, è morta: applausi del pubblico tra resurrezioni, vendette e gran senso per la scena

5 dicembre 2021
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È una celebre clown, ma ancora una volta Gardi Hutter si presenta con il suo alter ego, Hanna, stesa in una bara. Un inizio da “Viale del tramonto”, con una protagonista morta. Del resto Hanna è abituata al ruolo da trapassata: l’ha rivestito in sette spettacoli su otto! Tuttavia, la Gaia Gardi (questo il titolo della performance vista a Chiasso, coprodotta dal Lac e dai Teatri am Hechtplatz di Zurigo e l’Haus di Stoccarda) non si dispera poiché sa bene come rimediare alla morte. Con un sorriso e un predicozzo in un gramelot inintelligibile – slegato cioè dalle lingue che conosciamo – si chiede com’è morta Hanna. È stata vittima di un maschio geloso, oppure è addirittura caduta nel corso di una battaglia dei pellerossa con i visi pallidi? Chissà, l’importante è che Hanna si risveglia, forse grazie alla veglia funebre di un disperato simile all’uomo di latta del Mago di Oz, il quale instancabile le danza attorno, intonando canti cupi “paratibetani”, mentre una dark lady accenna a salmi “paragregoriani”.

Sconfitta la morte, Hanna-Gaia e Gardi si scatenano triplicandosi. Una di loro medita però vendetta: calata nei panni della feroce Regina di Cuori (Alice nel Paese delle meraviglie) fa alzare il pubblico per scegliere chi avrà la testa mozzata! Fortunatamente, la Regina rinuncia alle esecuzioni, a patto che il pubblico l’accompagni in un duetto da Cab Calloway: battimani ritmato scandendo frasi sconnesse. L’atmosfera si surriscalda e sul palco si accennano passi di danza alla Donald O’Connor che balla sotto la pioggia. A calmare gli animi ecco suggestioni da “Mummenschanz”: grandi conchiglie sotto le quali si nascondono gli sparring partner, quindi cominciano a svolazzare alcuni corvi neri dai giganteschi becchi bianchi, apparentemente minacciosi che però sembrano volgersi più volentieri al sorriso.

Accompagnata dai suoi figli Neda e Juri, Gardi Hutter sembra davvero una mamma chioccia che vuol proteggere i suoi pargoli, abili sia nell’accompagnare le coreografie di Beatriz Navarro, sia offrendo percussioni con ogni tipo di utensile adatto alla bisogna. La sua esperienza è tale che capisce bene quando piazzare una scena clou, fermando improvvisamente tutti i protagonisti in attesa dell’applauso. Parecchi però anche quelli a scena aperta, segno evidente che il pubblico ha gradito la performance, sebbene i molti salti di registro abbiano reso difficile riconoscere un vero fil rouge di un racconto scandito da una cornucopia di brillanti “assoli”.

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