Netflix

Su Change.org una petizione per fermare ‘Squid Game’

Arriva dalla Fondazione Carolina, Onlus dedicata a Carolina Picchio, la prima vittima acclarata di cyberbullismo in Italia

‘Fermateli’
(Keystone)
21 ottobre 2021
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A chiederlo è una petizione online lanciata su Change.org e diretta alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza dalla Fondazione Carolina, Onlus dedicata a Carolina Picchio, la prima vittima acclarata di cyberbullismo in Italia: “Fermiamo lo Squid Game”.

Carolina Picchio si tolse la vita nel 2013 per l’umiliazione di vedersi in un video mentre, priva di coscienza, dei suoi coetanei giocavano con il suo corpo mimando atti sessuali. “Di fronte allo sgomento di mamme e maestre delle scuole materne non bastano i buoni propositi, ma serve un’azione concreta”, dicono dalla Onlus, spiegando che il loro non è “un atto censorio, ma risponde alla necessità di far fronte alla sconfitta dei parental control e alla crisi della genitorialità. Una débâcle messa nudo dai social e, soprattutto, dalle decine di segnalazioni che gli esperti per la sicurezza digitale delle nuove generazioni hanno raccolto da tutta Italia”. Ovvero: “Mio figlio ha picchiato la sua amichetta mentre giocava a Squid Game”; “A mia figlia hanno rovesciato lo zaino fuori dalla finestra dell’aula perché ha perso a Squid Game, non vuole più uscire di casa”; “I miei figli non sono stati invitati alla festa del loro compagno, perché non vogliono giocare a Squid Game”, solo alcune delle testimonianze arrivate alla Fondazione.

Al centro della serie, un gioco mortale cui partecipano centinaia di persone con problemi finanziari, che accettano uno strano invito a una competizione fatta di giochi per bambini come ‘1,2,3 stella’, ma dove chi perde muore. È vero che Netflix suggerisce la visione della serie a utenti sopra i 14 anni di età, eppure ‘Squid Game’ è diventata virale, anche tra i bambini. “Da oggi è possibile firmare la petizione per bloccare questo contenuto, micidiale per gli utenti più piccoli e i giovani più fragili”, denuncia Ivano Zoppi. “A questo punto, l’unica soluzione possibile – sottolinea il referente della fondazione – sembra la censura vecchio stampo. Qualcuno storcerà il naso, ma oramai sembra l’unico strumento possibile a difesa del principio d’incolumità dei minori”.

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