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Rocco Tanica: gli Elii e Casadei nei giorni delle Rimini Tapes

Nel 1996, uscita da Sanremo, 'La Terra dei cachi' degli Elio e le Storie Tese ebbe versione feat. Raoul Casadei e l'Orchestra Italiana. Il ricordo del pianolista.

Joint venture tra Complessini sul Duomo di Milano (foto: Massimo Rana Photo - Frontstage - Instagram: @massimo.rana.photo)
14 marzo 2021
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La didascalia: ‘Cesenatico 1975’. Una foto del piccolo Sergio Conforti, da grande Rocco Tanica, chiude l'imprescindibile ‘Lo sbiancamento dell'anima’, autobiografia in musica del pianolista degli Elio e le Storie Tese, che nel capitolo ‘T'aspetto a Cesenatico’ regala un poetico momento di mal de vivre della pubertà (“Mentre il punk esplodeva negli Usa e nel Regno Unito, a Cesenatico – allora provincia di Forlì – aveva luogo La Grande Truffa Della Colonia Estiva“). Tornerà, la Riviera Romagnola, nella vita del Conforti e dei suoi compagni di musica gli Elio e le Storie Tese, che il fotografo Masssimo Rana immortala nel 1996 in Piazza della Scala di Milano e in cima al Duomo, sempre di Milano, con il Re del Liscio Raoul Casadei. L'occasione: ‘La Terra dei cachi  - The Rimini tapes’, una joint venture tra complessini uscita poco dopo il successo sanremese degli Elii, consacrati dal grande pubblico in un ritratto del Belpaese divenuto poi storia d'Italia.

Rocco Tanica: come nacque la collaborazione con Casadei?

Nacque da un'idea loro. In quel momento, in un cammino durato anni, l'Orchestra Casadei stava evolvendo dalla formazione classica e da un repertorio orientato alla musica da ballo e d'intrattenimento verso una forma più moderna. Avevano cambiato parte della formazione, era entrato Mirko, il figlio di Raoul, e a Mauro Ferrara, oggi cantante degli Extraliscio, si era aggiunto Moreno Il Biondo, cantante e clarinettista anch'egli, oggi, parte degli Extraliscio. Quella di Raoul era la voglia di sposare un brano di realizzazione recente e di successo com'era il nostro, ma in modalità meno intricata di quanto l'avessimo concepito noi. La versione dell'Orchestra Casadei è più lineare, senza ghirigori e cambi di tempo, è una versione semplificata, più spensierata della nostra. Evidentemente, Raoul aveva colto il potenziale della melodia accattivante, da cui la loro versione.

Che persona era Raoul Casadei?

Un ricordo che ho di lui è l'entusiasmo costante, una persona di un'energia che non ti aspetti. Era come Gianni Morandi, sempre sul pezzo. Anche fuori dal palco, Casadei era Casadei: riconosciuto dalle signore e dal pubblico per strada, si fermava a fare la foto con tutti, con lo stesso atteggiamento solare, termine che aveva coniato per la sua musica, che aveva sul palcoscenico. È stato bello constatare questa continuità tra la musica e l'uomo.

In qualche modo, gli Elii lo celebrano in ‘Valzer Transgenico’, il vostro episodio più liscio-oriented...

Più che omaggiare Casadei, abbiamo cercato di omaggiare il genere, un tipo di musica, è innegabile, che si sintonizza su una stazione radio mentale più serena e meno caotica. Al di là dell'imprinting di Cesenatico da bambino, che mi ricordava momenti difficili, a me il liscio ha sempre comunicato allegria, semplicità e una componente sexy mica da ridere, già da ragazzino. Mi veniva automatico accostare quel tipo di spensieratezza a quella che presumevo fosse la disinvoltura delle ragazze, che imparai a conoscere con l'età. ‘Valzer transgenico’, in sintesi, è un po' il desiderio di tornare a quello stato d'animo. Alla semplicità e al sorriso.

Per le ‘Rimini Tapes’, il fotografo Massimo Rana vi ritrae a Milano, tra la Scala e il Duomo. Sembrate un'unica band...

Quando facemmo le foto insieme, scoprii che Casadei aveva un modo di giocare con la macchina fotografica che mi stupì e che io ed Elio ancora replichiamo oggi, più perché ci piace richiamare quel momento che non perché convinti dell'efficacia del metodo. Quando Raoul faceva una foto, che per ovvi motivi appare statica, lui la caricava, come un felino che sferra l'attacco; quando capiva che il fotografo stava per scattare, faceva un impercettibile balzo in avanti, un cenno, una specie d'invito, come per prendere spunto per poi ottenere un'espressione più consona all'allegria del ritratto. A questo proposito: sei o sette anni fa lo incontro per caso alla Stazione Centrale di Milano insieme al figlio; mentre siamo lì a parlare dei vecchi tempi passa un ragazzo: “No! Casadei e Tanica insieme non me li perdo. Posso fare una foto?”. E Raoul rifà il suo piccolo balzo. Credo sia quell'attimo che solo il fotografo professionista sa cogliere. È possibile che il passante che ci scattò la foto con lo smartphone abbia prodotto una foto mossa. Insomma, dopo tutti quegli anni dalle Rimini Tapes mi è piaciuto constatare che l'abitudine era rimasta tale...

Cogliere il potenziale della melodia accattivante, dicevi. Guardando alle hit della sua Orchestra, Casadei evidentemente sapeva bene come scrivere qualcosa di accattivante...

Casadei era uno che sapeva prendere spunto dai cliché del genere e dar loro il valore aggiunto. La sua musica non ha mai rivoluzionato il genere, ma era il genere con dentro un pizzico d'intuizione, sempre ricco di un potenziale comunicativo bello e vincente.

Gli Extraliscio a Sanremo hanno acceso un riflettore su tutti i pregiudizi attiratisi dal liscio, genere erroneamente relegato in un girone B che non fa onore alla professione del musicista...

Per suonare il liscio bisogna essere strumentisti con gli attributi. Il rigore, la precisione, il minimalismo che serve per suonarlo è una scuola di disciplina che molti colleghi musicisti non comprendono. Si vede un bassista che fa poche note, per fare un esempio, e si pensa che quel bassista non sia in grado di suonarne di più, di note. In realtà, l'intesa tra basso e batteria in un gruppo di liscio è fondamentale per reggere la piramide armonica dell'insieme. Ricordo che quelli dell'Orchestra Casadei si fecero ascoltare la loro versione di ‘September’ degli Earth Wind & Fire, dimostrando come fossero in grado di suonare musica suprema e poi tenersi un passo indietro nelle performance dal vivo, lasciando la scena a clarinettisti e fisarmonicisti, ai solisti dalla tecnica mirabile. Una scuola da non sottovalutare. Credo che snobbare il liscio in musica sia come snobbare il fumetto in letteratura, campo in cui esiste una dignità di genere che non viene sempre compresa appieno, come se il fumetto fosse poca roba e invece ci sono sceneggiatori supremi e poi c'è Moebius che disegna. Per il liscio vale la stessa cosa.

 

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