Castellinaria

'Semina il vento': Nica come Greta, tra gli ulivi e l'Ilva

Atto secondo del tarantino Danilo Caputo, nella sezione 'Young'. Una storia 'local', mai tanto attuale e universale.

In streaming, fino al 28 novembre
19 novembre 2020
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Il centro del film sono gli ulivi secolari abbattuti in Puglia dal 2013, simbolo identitario della Regione tanto da essere nello stemma ufficiale. Quello che su di essi non ha fatto la Xylella, il batterio che chiude i vasi linfatici della pianta (o “il pidocchio”, come lo chiamano i protagonisti), l’han fatto i pesticidi. E sull’intera questione si rimanda a Report. Ma dagli ulivi, ‘Semina il vento – opera seconda di Danilo Caputo, una coproduzione Francia/Italia/Grecia nella sezione ‘Young’ del Castellinaria 2020 – si estende fino all’Ilva, il più grande polo siderurgico d’Europa che da sessant’anni miete vittime. Un film ‘local’, ma sufficientemente universale. 

'Vivi e lascia vivere'

Palesatosi nella sezione Panorama della Berlinale, l’idea – parole di Caputo nei giorni tedeschi – parte dalla scarsa affluenza alle urne dei tarantini in occasione del referendum sull’Ilva del 2013. “La gente preferisce morire di tumore che di fame” dice Nica, la 21enne protagonista che abbandona gli studi di agronomia e dopo tre anni torna a casa, nel Tarantino, dove – come dice Paola, l’amica ritrovata – “hanno fatto il pidocchio pure le persone”. In scena va così la paradossale (solo all’apparenza, dai tempi di Climate for Change molti giovani sono più sessantottini di tanti sessantottini) contrapposizione tra Nica che si batte per le piante e le tradizioni (in nome, anche, di una nonna rivoluzionaria che non c’è più) e gli adulti traditi e ancor più terra terra, nel senso che quella terra che non produce più frutti se la sono venduta (e il motivo, come si vedrà, non riguarda soltanto i frutti). Mentre Nica, occhi al microscopio, si mette alla ricerca dell’antagonista (l’insetto che si mangi la Xylella), il padre è felice di vedersi rimborsato per gli ulivi da abbattere; la madre, invece, conduce una guerra tutta sua nell’immobilità quotidiana di un letto, in quella che pare depressione per un negozio che non riesce ad aprire ma anche sconcerto per quella figlia che vuole farsi rispettare, rifiutando il genitoriale “Vivi e lascia vivere”. Nica le risponde: “L’hai sentito alla tv?”; Nica che si abbraccia gli alberi e gli animali (una gazza) nemmeno fosse Greta. E un po' lo è.

Yile, futuro radioso

La giovane attrice Yile Yara Vianello è caricata del peso di tutta la storia ed è, nel modo più naturale possibile, Nica in totale assenza di finzione, carica di tutta la buona indignazione dei nostri giovani migliori. Caputo – l’Ilva sta a dieci chilometri da casa sua – la protagonista l’ha scoperta undicenne in ‘Corpo celeste’ di Alice Rohrwacher e il futuro di Yile pare radioso. Le regge la parte altrettanto naturalmente Feliciana Sibilano che, in quanto Paola, ha sulle spalle la voglia di andare via da un paese in cui “c’è gente che è inquinata in testa”. Aperto da un carrello sugli ulivi che sta tra l’horror e il docufilm, forse ‘Semina il vento’ non corre altrettanto veloce come il messaggio – forte impietoso importante – ma lascia dentro il pidocchio, e ci mette alla ricerca del suo (nostro) antagonista.

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