Spettacoli

Torniamo a sognare con Finzi Pasca

Dentro il 'Luna Park' il giorno prima dell'esordio, tra bauli, costumi di scena, 'pezzi' di spettacoli fino al road movie immersivo che invita alla serenità

'Luna Park – come un giro di giostra' (Ti-Press)
7 settembre 2020
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Arrivi al Lac per l’anteprima di ‘Luna Park’ e ti ritrovi nell’ampia area di carico-scarico, in ordinate file di venti persone dove di solito scenografie, strumenti e opere d’arte passano da camion e furgoni a montacarichi. Certo, la Hall del Lac è inaccessibile per lavori, per cui non resta che quello spazio, per gestire i visitatori che, in gruppi ristretti a intervalli di dieci minuti, accedono allo spettacolo-installazione della Compagnia Finzi Pasca. Ma non è solo una questione di necessità: il percorso di ‘Luna Park’ non può che iniziare dall’entrata di servizio del Lac. Il perché è molto semplice: tutti gli spettacoli di Finzi Pasca sono, di fatto, un suo sogno portato in scena: più che teatro, sono un invito a sognare. E che cosa sogna, Daniele Finzi Pasca, in un momento in cui l’emergenza pandemica ha fermato le tournée degli spettacoli e le disposizioni sanitarie mettono ombre sull’organizzazione di quei grandi eventi che negli ultimi anni sono stati parte importante del suo lavoro? Evidentemente sogna di tornare a teatro, quel teatro che per lui inizia, appunto, dall’entrata di servizio, arriva in sala dal palco e la platea la intravede soltanto – e che, una volta concluso il tutto, si lascia da una porta laterale passando dietro le postazioni della regia.

Spettacoli 'a pezzi'

Questo è, grosso modo, il percorso che il pubblico di ‘Luna Park’ è chiamato a fare. In una ventina di minuti, accompagnati da un membro della compagnia attento a rispettare i tempi; il contrasto con uno degli ultimi lavori di Finzi Pasca visti – l’opera ‘Einstein on the Beach’ di Philip Glass e Robert Wilson al Grand Théâtre de Genève – non può essere maggiore: oltre quattro ore, ma la possibilità di uscire ed entrare dalla sala in qualsiasi momento della rappresentazione. Ma forse il contrasto maggiore è nel primo spazio dell’installazione: dove ci aspetteremmo di trovare qualche paesaggio fantastico, troviamo dei bauli. Sono quelli dei 5 spettacoli che erano in tournée e che adesso, invece di essere trasportati da una parte all’altra del mondo, rimangono fermi lì. Volendo creare un percorso in crescendo, un inizio un po’ anonimo ci sta, ma l’impressione è che un’esigenza “didattica” – mostrare al pubblico quanto faceva la Compagnia prima del Lockdown e cosa significa impacchettare le grandi scenografie in grigi bauli – abbia prevalso su quella più teatrale. Meglio lo spazio successivo, con i costumi e gli oggetti di scena, nel quale i fan di Finzi Pasca iniziano a riconoscere i “pezzi” dei vari spettacoli: ‘Per te.’, ‘La verità’, ‘Icaro’… Poi, finalmente, inizia il sogno e ritroviamo i temi cari a Finzi Pasca: oggetti sospesi, giochi d’ombre, tubi di luce che circondano gli spettatori, specchi mobili, figure gigantesche sulla scena. E arriviamo a quello che è il cuore di ‘Luna Park’: un’auto d’epoca e due attori – Melissa Vettore e Jess Gardolin – che raccontano un viaggio, forse una vacanza un po’ improvvisata. L’atmosfera è quella di un ‘road movie’ ambientato negli anni Cinquanta: il benessere econonico, la voglia di divertirsi, la serenità di un mondo che in cui tutto sembra essersi lasciato alle spalle ogni problema.

Esistenzialismo e spensieratezza

È un peccato che non si riesca a seguire tutto il racconto – è uno dei limiti di ‘Luna Park’, non essere riusciti a contenere la narrazione nella forma dell’installazione. Fortunatamente il testo viene distribuito al pubblico e così, con calma, chi vuole lo può meditare dopo. Due passaggi, per dare l’idea del tono che unisce esistenzialismo e spensieratezza: “È raro che i programmi filino lisci come l’olio. Ci sono sempre imprevisti e questo non è nemmeno così stupefacente. Chi fa programmi non lo sa che nella vita non ci si sposta infilati nelle nostre proprie gambe. Siamo in equilibrio su di una tartaruga… che cammina sulla schiena di un serpente… che striscia su di una sfera, in equilibrio sul naso di una foca… E la foca? La foca sta per essere assalita da una tigre, che la cura nascosta sottovento”. E poco dopo (o prima, visto che in scena la rappresentazione viene ripetuta): “Ci sono sogni che ci trasportano nella pancia di chi fa funzionare tutta la baracca. Quanto costa il biglietto per un giro? Costa il prezzo di una vita è la risposta, a te di decidere se vale tanto o poco. Pagano i padri per i figli come alle fiere o ai luna park; pagano i grandi per i piccoli e noi ci emozioniamo salendo su di una giostra – o facciamo finta di emozionarci, che è la stessa cosa che emozionarci per davvero”.

Il percorso va avanti: il vociare (registrato) di una platea piena di persone, poi si attraversa la zona dei camerini privati e si esce dal Lac dall’entrata riservata agli artisti.

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