Spettacoli

Black Lives Matter a Hollywood

L'impegno per un’industria cinematografica più aperta e inclusiva. Di nuovo

Black Lives Matter a Hollywood Blvd (Keystone)

L’obiettivo è chiaro: un’industria cinematografica più aperta e inclusiva. Chiaro anche perché non costituisce esattamente una novità: le disparità di trattamento – dagli stereotipi sessisti ed etnici alle discriminazioni economiche e non solo delle minoranze – sono infatti da tempo tema di dibattito a Hollywood, adesso per il movimento Black Lives Matter, voce della protesta tornata in strada dopo l’uccisione di George Floyd ma, per limitarci agli ultimi anni, possiamo ricordare anche il movimento #MeToo, la campagna #OscarsSoWhite o le ricorrenti denunce di whitewashing (scritturare attori bianchi per personaggi di altre etnie).

Campagne ricorrenti che solo in parte si spiegano con l’emergere di nuove sensibilità: la realtà è che le cose sono cambiate molto poco. “Finora” è la risposta che arriva da Hollywood e al di là di un certo scetticismo i segnali di un cambiamento non mancano. A iniziare dalla Academy of Motion Pictures, Arts & Sciences, quella degli Oscar. Nei giorni scorsi sono stati annunciati 819 nuovi membri invitati a entrare nel comitato che vota per i prestigiosi premi: il 49% viene dal resto del mondo; il 45% sono donne e il 36% appartiene a minoranze etniche. Il numero di donne tra i membri attivi dell’Academy è raddoppiato negli ultimi cinque anni, anche se rimane ben al di sotto della parità (siamo a circa un terzo; dato peraltro nascosto tra gli allegati del comunicato stampa). L’Academy ha anche avviato un programma su più anni che dovrebbe migliorare la procedura di selezione dei film, prevedendo anche corsi sui pregiudizi inconsapevoli (‘unconscious bias’) e maggiori opportunità per i membri votanti di vedere tutti i film candidati.

Ma le acque si smuovono non solo all’Academy – organizzazione del resto tradizionalmente conservatrice, sui temi sociali quanto artistici –, ma anche fuori. È stato da poco annunciato che sarà l'afroamericana Javicia Leslie a interpretare Batwoman nelle serie Dc Comics/Warner/Cw sulla supereroina, dopo l'addio al personaggio di Ruby Rose protagonista della prima stagione. “Sono estremamente fiera di essere la prima attrice nera a interpretare Batwoman – ha detto Javicia Leslie a Variety – e come donna bisessuale sono onorata di entrare in questa serie all'avanguardia e apriprista per la comunità Lgbt+”. La Disney aveva fatto sapere già un anno fa che a interpretare La Sirenetta nel remake live action sarebbe stata la ventenne cantante afroamericana Halle Bailey. L’avvio delle riprese a marzo è stato bloccato per l’emergenza sanitaria, ma il primo ciak dovrebbe esserci nei prossimi mesi.

Netflix (che destinerà anche 5 milioni di dollari a una serie di organizzazioni dedicate alla creazione di opportunità per i giovani artisti afroamericani e per le imprese guidate da neri) ha appena approvato una serie documentaria in sei parti, prodotta da Ava Duvernay su Colin Kaepernick, il quarterback diventato un simbolo del Black lives matter, nel 2016 quando ha dato il via alla protesta di vari sportivi contro gli abusi della polizia inginocchiandosi durante l'inno nazionale. Un gesto che gli è costato la carriera, anche se ora l'Nfl ha fatto ammenda. Sempre Netflix ha dato il via alla docuserie nata da Pharrell Williams (insieme allo zio vescovo, Ezekiel Williams) ‘Voices of Fire’, dedicata alla ricerca di nuovi talenti del gospel nella regione natale, Hampton Roads in Virginia. Pharrell è anche in trattativa per la realizzazione con Kenya Barris (BlackAF) di un musical per la piattaforma ispirato al Juneteenth, la celebrazione della fine della schiavitù, che negli Usa ricorre il 19 giugno. Il campione di basket e produttore Lebron James ha appena firmato un contratto con la Abc per lo sviluppo di nuove serie. Michael B. Jordan con Amazon promuove per tutta l'estate ‘A Night at the Drive in’, un ciclo gratuito di proiezioni nei drive-in Usa di film che celebrano il multiculturalismo. L'Hbo produrrà una seconda stagione della serie comedy ‘Betty’, dedicata a giovani donne skateboarder appartenenti a diverse etnie. La Cbs si è impegnata a destinare il 25% dei suoi budget 2021/2022 per lo sviluppo di sceneggiature a progetti, di creatori, scrittori e produttori che siano neri, nativi americani o di colore. Inoltre sempre dalla stagione 2021/2022 le squadre di autori al lavoro sui propri programmi dovranno essere rappresentative per il 40% delle minoranze etniche, quota che salirà al 50% dal 2022/ 2023.

Si attiva anche il mondo dell'animazione per il piccolo schermo. Jenny Slate finora doppiatrice di una dei piccoli protagonisti di colore della serie ‘Big Mouth’ (Netflix) ha rinunciato al ruolo chiedendo di venire sostituita da un'attrice di una minoranza. La stessa richiesta è venuta da Kristen Bell, che ha lasciato nella sitcom animata ‘Central Park’ (Apple Tv) il ruolo di Molly, un'adolescente nata da un papà nero e una mamma bianca. Allo stesso modo i produttori dei Simpsons hanno annunciato che non useranno più attori bianchi per dare la voce a personaggi di diverse etnie.

Rimangono i dubbi se un simile sistema di quote – ammesso di riuscire ad attuarlo realmente, cosa niente affatto scontata: nei cinefumetti supereroistici le eccezioni come Black Panther o Captain Marvel rimangono, appunto, eccezioni – sia la soluzione migliore per raggiungere l’equità. E sul pubblico che spesso non si è mostrato molto aperto alle novità.

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