Spettacoli

Ale Roy, uno quadrato per Sfera

Il 21enne rapper di Camorino aprirà il concerto della 'Rockstar', domani in Piazza del Sole a Bellinzona

('Sono teso, ma la tensione bella')
30 luglio 2018
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I rapper non parlano soltanto di soldi, auto, fumo, marchi e ragazze (edulcorato). Ale Rox (al secolo Alessio Penta da Camorino) è un 21enne che non se la tira nemmeno se gli si ricorda che aprirà il concerto di Sfera Ebbasta domani in Piazza del Sole a Bellinzona, sul palco più importante della sua vita. Sarà che non è ancora famoso come Sfera, oppure sarà merito di Leopardi, punto di riferimento non comune tra rapper, Ale parla con una certa umiltà, non usa cliché e alla fine dell’intervista non ci saluta con “grazie zio”...

Non so se il termine è abbastanza da rapper, però ‘come butta’, Ale?
Sono teso, ma con la tensione bella, gasato da questo evento. Mi sono preparato bene. Manca solo che sia domani e speriamo di divertirci.
Stai per salire sul palco più importante della tua vita, per adesso...

Per adesso sì. Soprattutto è un palco davanti al quale ci sarà gente che ascolta proprio questo genere. E poi c’è gente che viene apposta per me, amici, conoscenti, sono già in totale euforia. Sul palco con me ci saranno anche Jonny Hellas e Dave Dastardly.

Quanto conta per te aprire per Sfera?
Sfera lo ascolto, mi piace, fa un genere un po’ diverso dal mio, non ho un riferimento diretto a lui. Mi fa enormemente piacere, ci siamo visti in diverse occasioni ed è un bravo ragazzo, sebbene il personaggio faccia sembrare il contrario. Lo rispetto a livello personale, vedere un giovane che come tanti è partito dal nulla ed è arrivato a costruirsi un impero del genere ti motiva a credere in te stesso e fare sempre meglio. Non sono un suo fan accanito, ma lo stimo moltissimo.

Anche tu, come lui, senti l’esigenza di sfoggiare marchi?
Non nego che mi piace vestirmi bene, ma non è una marca che mi fa sembrare meglio agli occhi degli altri. Cerco di curare l’aspetto anche al lavoro, ma l’apparire, come mestiere, non mi è mai interessato. Ci tengo, ma non ostento.

Quindi non ostenterai nemmeno i tuoi soldi quando sfonderai...
Non è un fatto di soldi, donne, auto. Il rap è l’occasione per scrivere quello che si sente. Io lo interpereto così.

Hai 21 anni e quindi ancora per un po’ dovrai sentirti chiedere: ‘I tuoi punti di riferimento?’.
Non credo di avere mai imitato qualcuno. Se è per questo, non ho nemmeno scelto il genere che va di più adesso. Non seguo la trap, scrivo per necessità, controllo la qualità dei testi più che le sonorità. Sono cresciuto con i Club Dogo, un altro modo di vedere il rap. Posso dirti Eminem e Marracash, ma ho ascoltato anche i Pink Floyd e ancora lo faccio, perché bisogna trovare ispirazione da tutto.

Compresa poesia e letteratura...
Sì, arrivo anche da lì, molte delle cose che ho studiato me le porto dietro. Dopo la Commercio di Bellinzona ho scelto di lavorare per sentirmi indipendente, ma non ho mai smesso di leggere, di informarmi, di tenere allenato il cervello. Scrivo quando sono giù di morale, le idee mi arrivano in momenti più di tristezza che di felicità, i testi contengono sfoghi personali. C’entra Giacomo Leopardi. Ecco, a lui mi ispiro.

La collaborazione dei sogni?
Non faccio nomi irraggiungibili, tipo Eminem. Mi basterebbe essere rispettato da altri artisti in Italia, Gué Pequeno, Marracash, Emis Killa. Ogni settimana m’innamoro di qualcuno, mi piace gente appassionata di questo genere che fa questo genere. Se devo dire il top ora, e per i prossimi 10 anni, dico Gué Pequeno.

Ti ci vedi, rapper, a Sanremo o Eurosong? Perché magari accade...
Non è l’ambizione che ho, ma non direi di no. Preferisco Sanremo a Eurosong, mi piace la musica italiana. Conosco Ultimo, che ha vinto nei Giovani. Ora è popolarissimo, mi riesce difficile sentirlo, ma in passato ci siamo scritti, abbiamo amici comuni. Mi piacerebbe cantare come lui. Al momento non ho le capacità, ma nel mio futuro c’è una scuola di canto, che tutti coloro che approcciano questo mestiere dovrebbero fare. Ho scritto molte cose melodiche, che ora non posso cantare.

Potresti farle cantare ad altri...
Scrivo cose molto personali. Un giorno forse. Per adesso tengo tutto per me.

 

Da ‘Cupido’ a ‘Ricchi x sempre’, in piazza trap per grandi e (soprattutto) piccini

“Sono contento di tornare in Svizzera con il tour estivo. La versione summer rispetto a quella portata all’Orion la scorsa primavera prevede un ritorno alle origini. Dopo aver portato in giro la band torno ad un live classico che vede sul palco insieme a me dj Junior”. Gionata Boschetti da Cinisello Balsamo, re dei download digitali e nume tutelare della trap italiana – universalmente noto come Sfera Ebbasta – ci dà due dritte sul concerto in programma domani in Piazza del Sole a Bellinzona (produzione Mr.Roy, inizio ore 21, biglietti su www.biglietteria.ch). Il Trap King è “orgoglioso e contento di essere stato il primo a sdoganare il genere in Italia” portandolo “oltre i confini nazionali con delle sonorità e tematiche ben riconoscibili”. Annuncia uno show “carico di scenografie e ledwall” e una scaletta con tutti i brani dell’album ‘Rockstar’, inclusi ‘Cupido’ e ‘Ricchi x sempre’, singolo estivo.

“La dimensione live è quella che prediligo”, dice Sfera, “il momento che ti ripaga dei mille sacrifici fatti in studio. Il pubblico è il motore di tutto, per questo cerchiamo sempre di coinvolgerlo il più possibile. Se ‘Rockstar’ è triplo platino e l’album più venduto degli ultimi sei mesi e ai vertici di tutte le classifiche il merito è soprattutto del pubblico”.

A parte il conto in banca, del quale Boschetti va pubblicamente fiero ed è argomento delle sue liriche insieme alle donne e al fumo, “non sono cambiato – rassicura – rimango lo stesso ragazzo con ambizioni sempre maggiori”.

Nata in Italia come “alternative rap”, la trap tricolore è insieme rinascita discografica (Sfera vende il doppio della Pausini) e oggetto – per i temi trattati, i più gettonati sono droga, soldi e sesso – di studi sociologici sui complessi meccanismi della pre-adolescenza e sul come gestirli. Lo speciale ‘Nomi e suoni di un fenomeno’, sulla ‘Regione’ dello scorso 7 marzo, è un’analisi fedele dello stato delle cose. Nell’intervista raccolta in quell’occasione, a Sfera, la preponderanza di ragazzini ai suoi concerti non creava alcun problema. Men che meno gliene crea oggi: “La forza del linguaggio universale della musica è anche questa, accomuna e unisce persone senza differenze di provenienza e di età”.

 

 

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