Ticino 7

Le ho amate tutte le donne detective

Libere associazioni. Il fascino delle investigatrici e la sindrome del crocerossino

(Lilly Rush (l'attrice Kathryn Morris))
21 luglio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Le donne dei thriller hanno un certo fascino: io sogno di trarle in salvo nei momenti disperati, dev’essere la sindrome del crocerossino. Come se alla fine del film, poi, non si salvassero sempre e, generalmente, da sé. Ci sono, in verità, alcune eroine che la storia ha ridimensionato. Prendete Laurie Strode, l’americana media della saga di Halloween inseguita da un disadattato mascherato: in tutti gli episodi c’è una porta che non deve aprire e lei la apre, c’è una casa in cui non deve entrare e lei ci entra, la inseguono con un’ascia e lei ha la scarpa slacciata. Ecco, se poi ti fanno a fette, Laurie, non dire che non c’erano stati dei segnali.

A parte Laurie Strode – che riesce comunque a salvarsi prima dei titoli di coda – e a parte Miss Marple per via dell’età, le ho amate tutte le donne dei thriller. Soprattutto le donne detective. Smilla Jaspersen, quella col sesto senso per la neve, l’anatomopatologa Kay Scarpetta (creazione di Patricia Cornwell), quello scricciolo di Clarice Starling ne 'Il silenzio degli innocenti', che se avessero assegnato a noi il fascicolo 'Hannibal Lecter' avremmo riconsegnato la pistola e il distintivo la sera stessa. Le ho amate tutte. Anche la burbera Marge Gunderson di Fargo.

E poi è arrivata Lilly. L’agente speciale Lilly Rush ha lo sguardo da John Wayne in occhi da Grace Kelly. Quando accade un fatto di cronaca a Philadelphia può succedere che non si sappia di chi sia la colpa. Almeno non subito. Per fortuna che una volta al giorno (e in tempi di repliche anche due) ci pensa Lilly Rush che a est, con calma tipica da ovest, risolve i casi irrisolti d’America.

Il succo di Cold case è che puoi seppellire tua suocera nelle fondamenta di una casa di Philadelphia, ma un giorno – presto o tardi – qualcuno ristrutturerà la casa; puoi murare il tuo capo nel pilone di un’autostrada di Philadelphia, ma un giorno – presto o tardi – un terremoto abbatterà il pilone; puoi far sparire il tuo rivale in amore dentro un lago di Philadelphia, ma un giorno – presto o tardi – il lago lo prosciugheranno per costruirci un resort. E troveranno il tuo capo e il tuo rivale in amore. È possibile, in base al gusto dell’architetto, che ritrovino anche tua suocera. Quindi, caro il mio serial killer, è inutile che fai finta di niente. Perché possono passare un giorno, una settimana, un’ora o un secolo: se hai fatto il furbo a Philadelphia, presto o tardi, Lilly Rush se ne accorgerà.

 

Kay Scarpetta (da Postmortem, 1990)

«I morti non mi hanno mai dato fastidio. Sono i vivi che mi preoccupano»

Marge Gunderson (da Fargo, 1996)

«Lou, la sai quella di quel tale che non potendosi permettere una targa personalizzata ha chiesto di cambiare
il suo nome in J3L2404?»

 

 

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