Spettacoli

Porte aperte all'Ariston

Dentro lo storico teatro, nel giorno di prove ufficiali. Più tardi, con i big sul tappeto rosso, Sanremo diventa Los Angeles

(Sanremo Red Carpet)
6 febbraio 2018
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L’Ariston non è la Carnegie Hall. È la tv che lo rende più grande di quello che è. Le poltroncine rosse mostrano con orgoglio tutti i segni del tempo, come vecchie attrici senza ritocchi delle quali non ti chiederai mai quanti anni hanno, perché avranno gli anni che hanno e sono affari loro (il dualismo Teatro Ariston-Jane Fonda regge, almeno nella vista complessiva da lontano). Nel pomeriggio di porte aperte (alla stampa) sfilano tutti per le prove generali. Tutti, da The Kolors a Le Vibrazioni e in mezzo gli altri, sopra un palco post-moderno cui ha messo mano il Baglioni architetto, laureatosi tra un disco e l’altro col punteggio di 108 (è tutto vero). Un palco che per un attimo pare la celebrazione dell’horror vacui, ma noi abbiamo soltanto un diploma in lingue e servirebbe un editoriale di Mario Botta.

Ad ogni cambio di palco, Baglioni è lì, per tutti. Compresi i giovani in cerca di un posto tra gli adulti. L’omonimo Lorenzo (Baglioni, appunto), strappa un applauso finale; Mirkoeilcane, ne strappa uno anche prima (del suo Mario, che crede di essere al mare e invece è soltanto in mezzo al mare, parleremo domani). Che bella vista, al Teatro Ariston. Meno per gli abbonati in prima fila, che dalle estremità, dei cantanti, vedranno al massimo la testa e il microfono (ma tanto basta, pur sempre di canzone si tratta, e di quella pertica di Mario Biondi scorgeranno almeno la metà). Sopra le teste di tutti, vola una spider-cam, proprio quella degli stadi. Un ‘crane’, il lungo braccio meccanico dei concerti rock, vola basso e sfiora la calvizie di molti. E per quanto non si riesca a staccare un occhio da Annalisa, l’altro occhio verso l’alto sembra sempre il caso di tenerlo.

Dalle porte aperte all’Ariston si va via con il suono della tromba di Roy Paci, con Lo Stato Sociale senza pudore e il Ron senza tempo. E una scatola di sensazioni ancora da decifrare. Finite le prove, l’esterno dell’Ariston diventa la notte degli Oscar e cantanti e cantantesse (cit. Consoli) sfilano tra rumorosi sparacoriandoli stile Champions. Una moderata isteria collettiva tocca picchi femminili su The Kolors, e maschili sulla schiena di Nina Zilli. L’isteria canina, invece, è quella del barboncino di Ornella Vanoni, che di fronte ai fotografi urlanti ringhia come un pitbull. Lasciamo la sala stampa e chiudiamo baracca e burattini, mentre echi di Baglioni che prova ‘E tu’ attraversano i muri. Chissà, forse si è aggiunto un ospite.

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