Spettacoli

La scommessa di Chiara Dubey

La cantautrice ticinese torna alla finale svizzera di Eurosong. Una voce e uno sguardo fuori dagli schemi, fra il Conservatorio e un variegato universo pop...

1 febbraio 2018
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Quest’anno la selezione dei brani per la finale svizzera dell’Eurovision Song Contest è cambiata. Difficile spiegarla in poche righe. Se abbiamo capito bene si poteva partecipare come autore o come interprete, oppure poteva darsi il caso di venire invitati a un campo creativo durante il quale lavorare a un brano insieme ad altri professionisti. È quest’ultimo il caso di Chiara Dubey, da Ronco sopra Ascona, che domenica sera tornerà a rappresentare la Svizzera italiana a Zurigo (diretta su La 2 dalle 20).

Quel che conta è che lo scopo di questa piccola rivoluzione dovrebbe essere la qualità delle canzoni con cui presentarsi sul palcoscenico europeo. Si perde forse un po’ in spontaneità, ma si valorizzano in modo più mirato professionalità diverse, nell’interesse di una musica pop svizzera che finora ha sempre faticato a emergere a livello internazionale. Chiara Dubey, ci dice, ha apprezzato queste novità. Lei non sarà uno di quegli interpreti a cui è stato assegnato un brano scritto da altri. Il suo, ‘Secret and Lies’, ha contribuito a scriverlo durante il ‘Suisa Song­Writing Camp’ ad agosto, anche se poi è stato sviluppato da diversi produttori e arrangiatori. Il risultato sembra tagliato su misura per lei, per la sua voce e la sua presenza scenica non stereotipata, che forse risente positivamente delle sue origini indiane.

Quali le qualità di questo brano?

«Nonostante io sia coinvolta nel processo di scrittura, la produzione e lavorazione del brano poi, non sono più state sotto la mia direzione, cosa che normalmente non accadrebbe con un brano mio. Considero ogni aspetto e ogni dettaglio molto importante. In questo senso, non riconosco il brano come una mia “creatura”. In ogni caso, trovo il brano molto delicato, etereo nella sua semplicità, trovo che la sua atmosfera si combini molto bene con il mio canto. Un grande contrasto rispetto agli altri brani in gara e in generale nell’ambito della musica più radiofonica. Una piccola oasi».

La prima sensazione infatti è che non sia una classica (mediocre) canzone da Eurosong. Forse la vittoria di Salvador Sobral l’anno scorso ha aperto un nuovo ciclo?

«La vittoria di Salvador Sobral mi ha effettivamente sorpresa. Non immaginavo che dall’Eurosong potesse emergere una canzone tanto pura, spoglia di fronzoli, senza pretese. Forse non è stato Salvador a cambiare il corso degli eventi, piuttosto è cambiato il desiderio collettivo e l’emozione che il pubblico sta cercando nella musica. Forse il suo brano è arrivato con la sua frecciata di purezza, in un momento in cui il pubblico più ne aveva brama. Salvador in questo senso ha fatto il primo passo, permettendo a brani come il mio di non risultare totalmente fuori posto».

A proposito, in questo senso come valuti le nuove modalità di selezione?

«Nella finale nazionale, la scelta del vincitore sarà decisa al 50% dal televoto del pubblico e al 50% da una giuria di esperti del settore dal respiro internazionale. Trovo molto sensato il voler coinvolgere una giuria tale; in questo modo la scelta del pezzo vincitore avrà più probabilità di essere la più adeguata per il pubblico e per il palco europeo».

Come possono coesistere nella stessa musicista la dimensione compositiva del Conservatorio e quella spettacolare di un evento come Eurosong? Non ci sono più barriere fra questi universi oppure ci sono ma si possono superare in modo personale?

«Le barriere in questo caso si scelgono. Ogni musicista ha le sue, basate sui propri gusti, sulla propria flessibilità, le proprie passioni. Io amo la musica classica, la sua ricchezza, raffinatezza, complessità resa talvolta estremamente semplice. Lo studio della composizione mi permette di indagare tutti gli aspetti tecnici, teorici, estetici che trovo nelle composizioni che più mi affascinano e soprattutto mi permette di sviluppare le mie capacità e la mia creatività nella scrittura, mi apre molti orizzonti. Amo però al tempo stesso anche il pop e mi piace esprimermi con questo tipo di canto. Nulla mi impedisce di fondere i due mondi, fino a trovare quella gradazione che mi rispecchia alla perfezione, e che piaccia anche al pubblico! Ne risulta ovviamente un genere crossover, che in fondo non è niente di nuovo, si sente ad esempio molto nella musica da film. Oggi, dove ogni musica ha diritto di esistere, non ha senso sentirsi limitati in compartimenti stagni».

Al di là di questa finale, tu che cosa vedi nel tuo futuro?

«La finale dell’Eurosong sarebbe l’occasione giusta al momento giusto, infatti sto per terminare il Bachelor al Conservatorio e da settembre in poi sarò focalizzata sul cercare di costruire questa carriera da cantante-compositrice mattone per mattone, probabilmente fuori dai confini svizzeri. Sto infatti considerando di cominciare un master in canto pop a Londra. So che richiederà tempo, energia e anche fortuna e, a questo proposito, un’esposizione come quella che avrei all’Eurovision mi sarebbe di grande aiuto»...

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