Società

Sono gli ‘insospettabii’ a generare odio su internet

Secondo l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il linguaggio offensivo o violento scaturisce dalla perdita di contegno, non da parte di leoni da tastiera

Analizzato un milione di commenti a video sul tema Covid-19 pubblicati su YouTube
12 novembre 2021
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L’odio online non sembra essere appannaggio di utenti dediti all’insulto. Il linguaggio offensivo o addirittura violento scaturisce da ‘insospettabili’ commentatori che in certi contesti perdono il contegno. È quanto emerge da uno studio pubblicato ‘Scientific Reports’ da ricercatori dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con Agcom e Jozef Stefan Institute di Lubiana, che hanno analizzato un milione di commenti a video sul tema Covid-19 pubblicati su YouTube.

Il team ha messo a punto un modello di ‘machine learning’ in grado di etichettare ogni commento e classificarlo come appropriato, inappropriato, offensivo o violento, a seconda della tipologia di linguaggio utilizzata. La ricerca è stata svolta nell’ambito del progetto europeo IMSyPP ‘Innovative Monitoring Systems and Prevention Policies of Online Hate Speech’, partito a marzo 2020 e della durata di due anni.

È emerso in particolare che solo il 32% dei commenti classificati come ‘violenti’ sono stati rimossi dalla piattaforma o dall’autore a un anno dalla pubblicazione. Fra i 345mila commentatori analizzati non risultano veri e propri ‘leoni da tastiera’, ossia persone dedite unicamente a seminare odio. L’insulto non è quindi una deriva che riguarda una specifica categoria di persone. Molti utenti, in determinati contesti, diventano autori di commenti ’tossici’.

L’incidenza dei commenti d’odio è dell’1% sul milione analizzato, percentuale simile sia per i canali ritenuti affidabili, sia per quelli che diffondono disinformazione. Gli utenti nei canali affidabili utilizzano in media un linguaggio più tossico, con offese ed espressioni violente. Il linguaggio degenera quando l’utente si trova a commentare in una ‘bolla’ diversa da quella a cui è più familiare, cioè in un ambiente avverso alle sue opinioni.

“Sembrerebbe – commenta uno degli autori – che l’utilizzo di un linguaggio offensivo e violento da parte degli utenti sia scatenato occasionalmente da fattori esterni. Lo studio di questi fattori è sicuramente decisivo per individuare le strategie più efficaci per arginare il fenomeno”.

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