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Henrietta Lacks, una denuncia per chi le ‘rubò’ le cellule

Nel 1951 i medici prelevarono tessuti dall'utero senza il suo consenso. Oggi i familiari hanno deciso di fare causa alle aziende farmaceutiche

Henrietta Lacks (Foto Henrietta Lacks Foundation)
2 agosto 2021
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Dal vaccino contro la poliomielite alla comprensione della crescita cellulare e dello sviluppo di varie infezioni, con una manciata di Premi Nobel vinti per quelle ricerche: la medicina moderna deve molto alle cellule HeLa, la prima linea cellulare umana in grado di sopravvivere e moltiplicarsi in vitro, pronte per essere studiate e sottoposte a esperimenti. Una preziosa risorsa per la ricerca medica che deve il suo nome a quella dell’involontaria donatrice di quelle cellule: Henrietta Lacks, una donna afroamericana morta di tumore ad appena 31 anni nel 1951 senza mai sapere della vita immortale delle proprie cellule. Settant’anni dopo, i parenti hanno deciso di fare causa ai colossi farmaceutici che nel corso di decenni hanno sfruttato quelle cellule tumorali tenendo a lungo all’oscuro la famiglia.

Henrietta Lacks non venne informata dal dottor Howard Jones del Johns Hopkins Hospital che sarebbero stati prelevati dei campioni del suo tumore alla cervice per consegnarli al laboratorio del dottor George Gey; del resto, non venne neanche informata che la terapia al radio con cui stavano cercando di curarla l’avrebbero resa sterile. Negli anni Cinquanta la reticenza era parte delle cure mediche, nascondere la verità sulla diagnosi per non spaventare i pazienti era la norma, ed era ancora più normale se la paziente era una donna nera e povera che riceveva cure gratuite.

Nel laboratorio di Gey le cellule HeLa, al contrario di tutti gli altri campioni che il ricercatore cercava di far crescere, non morirono e anzi iniziarono a moltiplicarsi; così mentre la salute di Henrietta Lacks peggiorava a causa delle metastasi, campioni delle sue cellule venivano spediti nei laboratori di tutto il mondo. Tenendo nascosto il nome della donna grazie alla quale si disponeva di cellule umane per gli esperimenti: negli articoli che la stampa iniziava a dedicare a questa linea cellulare e alle meraviglie della medicina che avrebbe portato, si parlava di una “ignora eroina della scienza” identificata come Helen L., Helen Larson o Helen Lane, ufficialmente per rispettare la privacy dei familiari. Solo diversi anni dopo la nuora di Henrietta Lacks scoprì, quasi per caso conversando con una vicina che lavorava al National Cancer Institute, l’esistenza delle cellule HeLa, del fatto che provenissero dalla madre del marito e che quelle cellule si potessero tranquillamente ordinare da un fornitore. Questo avvenne negli anni Settanta, ma ci vollero ancora due decenni perché la comunità scientifica iniziasse a riconoscere il contributo di Henrietta Lacks, grazie anche al lavoro fatto dalla giornalista scientifica Rebecca Skloot che nel libro ‘La vita immortale di Henrietta Lacks’, tradotto in italiano da Adelphi, ha ricostruito non solo la vicenda ma anche la vita di Henrietta Lacks e della sua famiglia, ridando dignità a questa donna a lungo dimenticata. Ne è nato un dibattito sul consenso dei pazienti, oltre che sulla commercializzazione di parti del corpo, ma ancora nel 2013 nessuno ha pensato di informare i familiari che era stato effettuato il sequenziamento del genoma delle cellule HeLa, rendendo disponibili informazioni genetiche non solo su Henrietta Lacks, ma anche sui suoi discendenti. Alla fine si è giunti a un accordo con l’istituzione di un comitato di sei membri, tra cui due familiari, che esaminerà le richieste dei ricercatori che intendono usare il Dna delle linee cellulari HeLa.

Negli anni sono avvenuti altri casi simili, come quello di John Moore, un paziente statunitense la cui milza, asportata in seguito a un tumore negli anni Settanta, è stata utilizzata senza il suo consenso dal dottor David Golde e dall’Università della California per sviluppare e brevettare una linea cellulare dalle importanti, e redditizie, potenzialità terapeutiche. Ma mentre il caso di John Moore venne giudicato in pochi anni dalla Corte suprema della California, la vicenda delle cellule HeLa non era mai stata oggetto di un processo. Solo adesso i familiari si sono rivolti a un avvocato: Ben Crump, il legale attivista dei diritti civili che ha guidato il team di avvocati della famiglia di George Floyd. Nella vicenda di Henrietta Lacks e delle cellule HeLa discriminazioni e pregiudizi verso i neri hanno infatti giocato un ruolo importante, contribuendo alla generale sfiducia verso le autorità sanitarie da parte delle minoranze i cui effetti si vedono ancora adesso nello scetticismo nei confronti del vaccino per il Covid-19 presente in una parte della popolazione afroamericana. "L’hanno trattata come una cavia, come un topo di laboratorio, come se non fosse stata un essere umano", ha affermato, presentando la causa, la pronipote di Henrietta, Kimberley Lacks. 

Senza mezzi termini le accuse di Crump: “I colossi farmaceutici in modo immorale e secondo alcuni illegale prelevarono le sue cellule senza il suo consenso e da allora le manipolano” ha dichiarato. La squadra legale è ora impegnata a redigere l'elenco delle società farmaceutiche che hanno tratto profitto dalle cellule Hela, ma al momento sembra che l’ospedale Johns Hopkins rimarrà fuori dall’azione legale, dal momento che il dottor George Gey non ha mai venduto le cellule ma le ha sempre fornite gratuitamente.

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