L'approfondimento

Cancro, quali cibi diventano una medicina

Due esperte dell'Istituto europeo di oncologia di Milano spiegano quali alimenti evitare e quali favorire durante la malattia.

2 marzo 2019
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La prevenzione dei tumori passa anche dal piatto come ci spiegano le dottoresse Lucilla Titta (nutrizionista) e Maria Tieri (dietista nutrizionista) ricercatrici del programma SmartFood del Dipartimento di oncologia sperimentale all’Istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo).

Quale è il ruolo dell’alimentazione nell’insorgenza dei tumori e nella loro cura?

Studi epidemiologici poi analizzati dalle società scientifiche internazionali rappresentano la base per l’elaborazione delle raccomandazioni molto efficaci per uno stile alimentare protettivo per la salute e per abbassare il rischio di insorgenza delle malattie croniche più diffuse compreso il cancro. Parliamo di alimenti di origine vegetale come ortaggi, legumi, cereali e derivati integrali, frutta fresca, frutta a guscio o semi oleosi e oli vegetali (oliva e semi). La ricerca attribuisce alla qualità della nutrizione ritorni positivi che permettono al paziente oncologico di affrontare al meglio la malattia, gli effetti collaterali delle terapie ed avere una prognosi migliore.

Cosa va evitato assolutamente?

Abuso di alcol, sovrappeso, obesità e scarsa attività fisica aumentano il rischio di un tumore. Molti studi dimostrano che un regime ad alto contenuto di calorie, ricco di grassi animali, carni rosse, insaccati e povero di fibre è associato a un aumento del rischio di numerosi tipi di tumore.

Un bicchiere di vino a pasto è concesso?

È provato che il consumo eccessivo di alcol aumenta il rischio di sviluppare malattie oncologiche, l’etanolo viene metabolizzato nel fegato e trasformato in acetaldeide, molecola che gioca un ruolo importante nel processo neoplastico.
Si consiglia di non superare un bicchiere (12 grammi di alcol) al giorno per le donne e due per gli uomini. Ossia un bicchiere di birra da 330 ml o di vino da 125 ml o di aperitivo da 80 ml.

Anche bistecche e salametti sono banditi? 

Le linee guida internazionali invitano a non superare i 500 grammi di carne rossa (manzo, vitello, maiale, cavallo, pecora e agnello) a settimana e limitare il più possibile gli insaccati. Un consumo superiore può aumentare il rischio di cancro, in particolare al colon retto. Tra le probabili cause ci sono la produzione di composti potenzialmente cancerogeni che si formano sia durante la lavorazione, in particolar modo degli insaccati, sia durante la cottura ad alte temperature.

I vegetariani si ammalano meno?

A livello epidemiologico ciò non è dimostrato rispetto al rischio di cancro, le raccomandazioni indicano che le carni rosse e conservate dovrebbero essere ridotte ma non eliminate del tutto.

La cura del vischio protegge da ricadute; quale il ruolo di curcuma e artemisia?

Nessuna sostanza contenuta negli alimenti o nelle piante è in grado di proteggerci da una malattia multifattoriale come il cancro o al contrario di provocarne l’insorgenza. Sono la qualità, la quantità e la frequenza degli alimenti che riescono a modulare il rischio neoplastico, quello che si chiama “pattern alimentare”. L’esempio positivo è la dieta mediterranea: studi scientifici ci dicono che diete ricche di fibre (cioè caratterizzate da un alto consumo di verdura, frutta, cereali integrali e legumi) sembrano avere un ruolo protettivo.

È vero che i latticini fanno aumentare l’ormone della crescita che favorisce la proliferazione delle cellule tumorali?

Secondo la letteratura recente il consumo di latte rappresenta un probabile fattore di riduzione del rischio di cancro del colon-retto. Le evidenze scientifiche mostrano, per un consumo di 200 grammi al giorno di latte, una riduzione del rischio del 7%. Non sembrano esserci differenze tra latte intero e scremato e l’effetto protettivo può essere in parte spiegato dall’azione del calcio, che promuove la corretta differenziazione delle cellule del colon-retto. Infatti il calcio introdotto con la dieta o con integratori rappresenta un probabile fattore protettivo per lo stesso tipo di cancro. Una grossa analisi di diversi studi su 500’000 individui ha diagnosticato 4’992 casi di tumore di colon-retto, mostrando una riduzione del 22% del rischio nelle persone con un alto consumo di calcio.

Il digiuno può fiaccare il tumore?

Gli studi scientifici degli ultimi 20 anni, condotti su modelli cellulari e animali, confermano che una riduzione del 30% delle calorie rispetto all’alimentazione a sazietà porta a un allungamento della vita perché in carenza di cibo l’organismo mette in atto un meccanismo di protezione: usa la poca energia rimasta per la conservazione delle cellule, cioè attiva i geni della longevità.

Ma c’è digiuno e digiuno?

Molti studi hanno sperimentato, anche sull’uomo, il beneficio di diversi tipi di digiuno: quello intermittente (un giorno sì e uno no), il semi-digiuno (500 kcal al giorno) per 5 giorni ogni tre mesi, l’allungamento del digiuno notturno (da 8 a 12 o 15 ore di digiuno) e così via. Non abbiamo sufficienti dati per promuovere il digiuno nella popolazione sana, figuriamoci tra i pazienti oncologici. Un digiuno protratto oltre 12 ore può avere gravi conseguenze se si tratta di persone “fragili” come bambini, anziani, donne in gravidanza, ma anche persone sottopeso o malate.

Burro, olio, curcuma: come cucinare?

 “Fa che il Cibo sia la tua Medicina e che la Medicina sia il tuo Cibo”, recitava Ippocrate. Il padre della medicina aveva ragione come ci conferma la scienza. Il cibo per una persona ammalata di cancro può essere croce e delizia. Il corpo cambia, si perde molto peso, si prende molto peso. C’è molta informazione, si fanno studi, si pubblicano libri. A volte tutto questo genera disorientamento in un atto che è quotidiano. Quale olio prediligere? Burro o margarina? Meglio vegetariani? La curcuma aiuta?

A queste e altre domande risponde la Lega ticinese contro il cancro, come ci spiega la sua direttrice Alba Masullo: «Partendo dalle esigenze – di saperne di più – espresse dagli stessi pazienti, da anni organizziamo incontri di gruppo nelle nostre sedi su ‘cibo e salute’ condotti da dietiste diplomate e corsi di cucina, fatti con chef di ‘Afiordigusto’ (formati alla scuola dell’epidemiologo ed esperto di nutrizione Franco Berrino a Milano). Si cucinano dei menù, dall’antipasto al dessert, all’insegna della salute senza lesinare sul gusto; in parallelo – nell’ambito della riabilitazione oncologica – organizziamo consulti individuali con dietisti e nutrizionisti». Gli incontri mensili sono sempre molto seguiti: «In totale abbiamo avuto un’ottantina di partecipanti nel 2018», conclude. 

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