Ticino7

La Ficcanaso e le feste (da morire)

Chi ha bimbi che compiono gli anni d’inverno può comprendere il cruccio di organizzare una festa prima di Natale

(Max Pixel)
22 dicembre 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Per qualcuno è il soggiorno di casa, rivestito di pop corn nel giro di mezz’ora, per altri è il portafogli, svuotato per il piacere di vedere i bambini divertirsi e il soggiorno di casa risparmiato. Chi ha figli in età scolare che compiono gli anni d’inverno può comprendere e condividere il cruccio di organizzare una festa per bambini in quei giorni deliranti che precedono il Natale.

Per quanto ci riguarda abbiamo mandato gli inviti con un preavviso di circa un mese e mezzo, per poi procedere a un «reminder» sulle madri degli invitati due settimane prima e, infine, gentilmente minacciare le madri amiche a presentarsi a questa festa che ci costerà un occhio della testa e che abbiamo deciso di chiamare brunch perché nessuno ci guardi male quando metteremo un prosecco sul tavolo del buffet prima delle ore 13. Nel frattempo, dal giorno degli inviti al giorno effettivo dei festeggiamenti, abbiamo assistito a numerose «feste degli altri», ovviamente con l’occhio clinico del condannato che vede gli altri salire sulla forca. Abbiamo visto soggiorni pieni di mobili del Settecento presi d’assalto da bambini sotto i 7 anni, bambini intrattenuti da attori-scienziati, versioni «hard core» dell’immortale truccabimbi.

All’ultima festa ero tra i pochi genitori rimasti ad assistere alle performance degli attori-scienziati. È stato sul finire, quando alcuni genitori stavano già procedendo al ritiro dei figli e noialtre ci avventavamo sulle pizzette avanzate, che sono iniziate le urla. Non sembrava un litigio qualsiasi, la bambina urlava tantissimo e la babysitter inglese non sapeva come uscirne. «Sì mamma, quella bambina urla sempre, anche in classe. E c’è sempre un’insegnante speciale con lei». L’ho abbracciata e consolata dicendole che anche io avrei voluto urlare. Urlare perché non c’era il prosecco nel buffet e perché queste feste mettono a dura prova anche i miei nervi. Ci siamo abbracciate e siamo rimaste per un bel po’ sul pianerottolo ad aspettare che quella rabbia passasse, che gli altri bimbi andassero via, a raccontarci senza parlare quanto ci sentissimo sole e incomprese. Tornando a casa ho spiegato alle bimbe che mi ero sbagliata: non sempre si urla per maleducazione. Qualche volta si urla per paura. E perché qualcuno ci regali un abbraccio.

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