Ticino7

Dating 3.0: l'amore nell'era delle app

Internet, social e app hanno stravolto la grammatica delle relazioni. Ma non si parli di amori di Serie B

(iStockphoto)
1 dicembre 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

 

Puoi sdraiarti accanto a lei e darle il tuo cuore, il tuo cuore, e anche il tuo corpo e puoi sdraiarti accanto a lei e confessare il tuo amore, il tuo amore e anche la tua follia?

Quando ho iniziato a chiedere ai miei amici millennial che ne pensavano dell’amore 2.0, Romina Kalsi (aka Animor) mi ha risposto mandandomi la sua nuova cover della canzone «White Blank Page» dei Mumford & Sons. Noi che, sempre più spesso, comunichiamo il nostro desiderio ben protetti da uno schermo. Noi che viviamo le emozioni schermati da svariati chilometri di distanza gli uni dagli altri. Noi, quanto siamo ancora disposti a rischiare il nostro cuore? Il mondo dei sentimenti è cambiato: internet, social e app come il ben noto Tinder stanno modificando la grammatica dell’amore in modo profondo e radicale. Se da un lato incombe l’ombra dei sentimenti usa e getta, unita alla ricerca infinita di un ideale, dall’altro le statistiche dicono che la percentuale di coppie che nascono in rete è costantemente in aumento e che spesso sono unioni più felici e durature di molte altre.

L’online dating

Il fenomeno ha preso sempre più piede nell’ultimo decennio. Un successo spinto dall’arrivo degli smartphone e di decine di applicazioni. Tinder, una delle app più utilizzate per esempio, è rapida, facile da utilizzare e disponibile in 40 lingue. Ogni secondo milioni di dita scandagliano le foto di potenziali partner: a destra quelli attraenti, a sinistra quelli scartati. Con l’apprezzamento reciproco è «match», il che avviene oltre 26 milioni di volte ogni giorno. Di questi, solo 1,5 milioni si trasformeranno in appuntamenti reali. Con l’avvento dei social sono aumentati vertiginosamente non solo gli amici ma anche gli amanti.
«Io ricordo ancora quando chiedere a una ragazza di uscire significava trovare il suo numero di telefono, chiamare in un momento in cui lei era in casa e sperare che a rispondere non fosse il padre...», riflette Simone Aliprandi, avvocato e autore di un dottorato su società dell'informazione, diritti e digitalizzazione; «ora siamo raggiungibili in ogni momento, l’illusione è che ogni potenziale partner sia vicino».

Dunque, tra l’incontro su Tinder e quello al bar quindi cosa cambia? Al bar passi in rassegna la folla che sorseggia drink e il volto di un/a ragazzo/a ti colpisce. Guardi, questa persona ricambia: «match»; il più coraggioso si avvicina e iniziate a conoscervi. Lo stesso, in pratica, avviene su Tinder, che ti mette di fronte i volti di chi abita nella tua area. La differenza? Nella forma poca, ma nel contenuto dell’esperienza, il fattore «faccia a faccia», cambia radicalmente il gioco. Al bar, tutto il focus è su chi hai di fronte: senti a pelle se c’è «chimica», istintivamente ne senti l’odore, scruti lo sguardo, noti come si muove e come parla, se appare autentico o meno: ti annoia, ti emoziona? Un’esperienza di contatto reale, intima e diretta. Sulle app potresti trovarti a chattare con 10 uomini o donne contemporaneamente, senza l’intensità e l’autenticità che solo l’esperienza del reale ti può dare. Prima di passare ad un appuntamento potresti spendere ore a scambiare informazioni via messaggio con decine di candidati. Insomma… più connessioni ma più sconnessione. Oltretutto, queste app fomentano quella che la psicologa e docente Patricia Wallace, chiama «mentalità da shopping».

Seguire il riflusso

Esaminare le diverse opzioni e scegliere di registrarsi su uno o più siti, per esempio, introduce nel processo una «mentalità da shopping», di cui difficilmente si trova un corrispettivo nelle situazioni reali. La fase di creazione di un profilo è un po’ come allestire la vetrina del proprio negozio.

(da P. Wallace, La psicologia di internet, Raffaello Cortina Editore, 2017, p. 194).

Dopo aver vissuto l’esperienza in lungo e in largo, esasperato da interminabili chat e appuntamenti fallimentari, c’è chi sceglie di chiudere con le app e tornare alle modalità tradizionali. «Un mio ex invece quest’estate si è sposato con una donna che ha conosciuto su Tinder», racconta un’amica trentenne. La scienza ha provato che il colpo di fulmine possiamo sperimentarlo anche sul web. «Si basa su alcuni ormoni rilasciati all’interno del cervello alla visione estetica di qualcuno che ci piace e riteniamo carismatico. È una condizione psicofisica che si attiva in soli 20 millesimi di secondo, una sensazione reale, e di solito proviamo come emozioni sia la fascinazione sia l’interesse e persino già affettività» ci spiega Rossella Dolce, psicologa e co-autrice di Digital Love (Ledizioni, 2018). Come per ogni cosa, anche per le app dipende dall’uso che uno ne fa e dal fattore fortuna, sfortuna, destino? Una selva tanto oscura quanto luminosa in cui, per evitare di perdersi e ritrovarsi più soli di prima, occorre imparare a orientarsi.

La scelta

Che riguardi dove voglio mangiare, dove voglio viaggiare o qualcosa che voglio acquistare, come molte persone della mia generazione – quelli nei loro 20 e 30 anni – mi sento di dover fare una marea di ricerche per essere sicuro di conoscere tutte le opzioni presenti e poi fare la scelta migliore. Se questa mentalità pervade i nostri processi decisionali in così tanti ambiti, sta influenzando anche il modo in cui scegliamo i partner romantici?

(da Time Magazine, «Everything you thought you knew about L-O-V-E is wrong», articolo adattato dal volume Modern Romance di Aziz Ansari e Eric Klinenberg, Penguin 2015).

 «Quando devi scegliere, il principio fondamentale è sapere che cosa stai cercando, cosa desideri», spiega la sessuologa forense e life coach Kathya Bonatti. «In questo senso meglio ti conosci e sai di cosa hai bisogno, meglio ti saprai orientare online evitando perdite di tempo e delusioni». Scegliere in un bacino di pesca quasi infinito può causare ansia da prestazione, perfezionismo estremo e una costante  insoddisfazione. «Bisogna rispondere a tutti coloro che hanno mostrato interesse, analizzare i profili dei contatti, organizzare gli incontri. Il risultato è che ci troviamo a dedicare un tempo sempre maggiore a queste relazioni solo virtuali e potenziali: per contro, dedichiamo meno tempo a coltivare quelle reali», sottolinea ancora Simone Aliprandi. «Ora si può chattare in qualsiasi momento e ovunque, dedicando ogni momento libero alle relazioni, lecite o furtive», aggiunge Bonatti. «Un nuovo modo di vivere le relazioni è stato, in breve tempo, istituzionalizzato e globalizzato: si ha la possibilità di entrare in contatto con molte più persone e, con domande mirate e selezionando le app, si può trovare quella che si cerca ottimizzando le energie».

Le domande da porsi sono: cosa sto cercando? Amore e coinvolgimento emotivo o solo appagamento sessuale? L’avvento di internet ha avuto un forte impatto sulla percezione della sessualità. «L’infinita disponibilità di materiale pornografico ha modificato le aspettative sulle prestazioni sessuali; le chat facilitano evasioni e scappatelle, benché spesso circoscritte a scambi di immagini e video», aggiunge Aliprandi. Le relazioni iniziano con molta più facilità, ma bruciano anche con altrettanta facilità… «Capire la differenza tra amare e desiderare è fondamentale. Desiderare è incentrato sul prendere. Amare sul dare. In una relazione di desiderio c’è un prendere e un dare che si consumano solo in quel preciso momento, senza coinvolgimento emotivo o continuità», continua Bonatti. E quindi si torna alla base… «Oggi più che mai, per fare la scelta giusta è fondamentale conoscere le proprie necessità personali e relazionali. Bisogna esprimere in modo chiaro i propri desideri e progetti e verificare se ciò che si sta proiettando sull’altro è corrisposto, per evitare sofferenze e orientare le risorse verso il raggiungimento del benessere sentimentale».

E l’amore «per sempre»?

In Italia le nozze sono in costante diminuzione, attestandosi nel 2016 a 203’258. «Mancanza di soldi, voglia di libertà, cambiamenti culturali, è difficile dire quali con esattezza siano le ragioni che allontanano le coppie dall’altare», spiega l’agenzia di informazione Adnkronos. In Ticino il calo dei matrimoni è meno marcato e secondo un sondaggio recente i 19enni sognano ancora di sposarsi e avere una famiglia, ma per 1’100 nozze celebrate nel 2017 ci sono stati quasi 500 divorzi.

Il desiderio di condividere la propria vita con un’altra persona (o più, vedi la tendenza ad amarne diverse allo stesso tempo), insito nell’essere umano, continua a venire espresso anche se si moltiplicano le modalità in cui questo avviene. Uomini e donne di tutto il mondo continuano a cercare l’amore in una società liquida dove le relazioni sono più libere, mutevoli, meno solide, meno strutturate e codificate. Si tratta di un tema estremamente affascinante, un’intersezione tra la natura impalpabile dei sentimenti, che viaggia rapida nel virtuale, con la natura fisica dell’essere umano che ha bisogno di incontrare l’amore nel reale, nella carne e nelle ossa del quotidiano. Come fare per non perdere la bussola? Imparare in primis a conoscere, amare e rispettare se stessi e – da quel punto di forza interiore – navigare tra reale e virtuale scegliendo quello che fa per noi.

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