Società

Sant'Ambrogio aveva occhi asimmetrici e la spalla rotta

L'autopsia sui resti del santo è stata eseguita da un gruppo di ricerca coordinato da Cristina Cattaneo ordinario di Medicina legale alla Statale di Milano

3 ottobre 2018
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Sant'Ambrogio aveva gli occhi asimmetrici, per un colpo ricevuto, e si era rotto la clavicola destra in modo tale da provocargli forti dolori e difficoltà di movimento: è quanto ha appurato la ricognizione eseguita da un gruppo di ricerca coordinato da Cristina Cattaneo, ordinario di Medicina legale e direttrice del LabAnOf dell'università Statale di Milano.

Il gruppo ha esaminato anche le salme dei santi Gervaso e Protaso, che erano fratelli. Alti 1,80 presentavano entrambi difetti alle vertebre che ne hanno confermato la parentela. Ventitre anni uno, ventisette l'altro avevano segni inequivocabili di martirio: segni di decapitazione e lesioni alle caviglie in un caso, lesioni da difesa e fratture alle costole nell'altro.

Tutte le scoperte, anticipate ieri in una conferenza stampa nella sala capitolare della basilica di Sant'Ambrogio, saranno spiegate al pubblico in una giornata di studi il 30 novembre. Già ora, però, si può confermare che le fattezze di Sant'Ambrogio sono quelle del mosaico che si trova nella cappella paleocristiana di San Vittore al cielo, all'interno della basilica.

La ricognizione multidisciplinare (coinvolti non solo medici ma anche fisici, chimici, esperti di nutrizione, di beni culturali, esperti non solo della Statale ma anche dell'università Cattolica, dell'ospedale Galeazzi, dell'archivio capitolare della Basilica e della Soprintendenza) è stata decisa in occasione dei 150 anni dal rinvenimento dei tre scheletri (gennaio 1864) e da 50 anni dall'ultima apertura della teca in occasione della traslazione del corpo di sant'Ambrogio in Duomo, avvenuta nel 1974.

Il gruppo di ricerca ha eseguito la ricognizione e l'esame antropologico dei resti dei tre santi; la valutazione dello stato di conservazione e le indagini radiografiche e Tac degli scheletri, un esame del sarcofago in porfido che ha contenuto i santi fino alla metà dell'Ottocento, ricerche di archivio e storiografiche.

Le monache benedettine dell'Isola di San Giulio d'Orta (Novara) si sono occupate del restauro dei preziosi paramenti dei tre santi; le suore del Monastero di Viboldone in San Giuliano Milanese hanno restaurato i documenti cartacei.

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