Ticino7

Pianeta pulito: Davide sfida Golia

A bordo di una tavola realizzata con bottiglie di plastica vuote, una coppia combatte contro l’abbandono dei rifiuti

26 maggio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Il prossimo 8 giugno sarà la Giornata mondiale degli oceani, e per Carolyn Newton e Carlos De Sousa non sarà  un giorno come gli altri. Britannica lei, brasiliano lui, lo scorso anno in questa data sono partiti per un giro europeo che li ha portati a compiere 12 maratone sul paddle board in 12 diverse nazioni. Quest’anno proprio l’8 giugno prenderà il via il loro secondo importante progetto, che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’utilizzo, lo spreco e l’abbandono della plastica. Durante i frenetici preparativi, prima della missione che li porterà a percorrere 300 km sul fiume Tamigi in circa due settimane, Carolyn, fondatrice di The Whale Company, ci racconta com’è nata la loro prima avventura. «Inizialmente utilizzavamo una tavola di paddle board e pagaiavamo sul fiume Tamigi per raccogliere i rifiuti che galleggiavano in acqua. Nel marzo del 2017 mentre eravamo in Brasile abbiamo deciso di costruire una tavola fatta di bottiglie vuote, prendendo spunto da un surfer locale».

Da Nord verso il Mediterraneo

Nonostante la semplicità dei materiali (bottiglie vuote, colla e pezzi di Pvc) la prima volta non è stato facile: ci sono voluti 9 giorni di lavoro per portare a termine l’opera. Ogni sforzo è però stato ripagato dal fatto che, una volta raggiunta la spiaggia, la gente accorreva numerosa per provare a praticare lo stand up paddle. Un’attrazione che dava a Carolyn e Carlos l’occasione di sensibilizzare le persone sull’inquinamento e l’abbandono di rifiuti. Tornati in Gran Bretagna hanno quindi deciso di viaggiare tutta l’estate per documentare la situazione in 12 nazioni del continente europeo e soprattutto per far capire l’importanza di salvaguardare l’ambiente. Per sottolineare il loro impegno, i componenti di The Whale Company hanno deciso di mettere a dura prova i loro limiti fisici percorrendo in 12 località la lunghezza di almeno una maratona (42,2 o più chilometri). La missione ha preso il via in Francia, per poi continuare in Spagna, Portogallo, Italia, Slovenia e Croazia. Una volta raggiunta la penisola balcanica, a causa di restrizioni sul tempo massimo in cui rimanere nei Paesi Schengen, la coppia ha continuato il giro in Bosnia, Montenegro, Serbia, Bulgaria, Macedonia, raggiungendo infine la Grecia.

Se la natura non è incontaminata

«I Balcani sono stata una scelta significativa per il nostro progetto – sottolinea Carolyn – perché al di là dei paesaggi spettacolari che abbiamo attraversato, la presenza di plastica e di rifiuti nella natura è davvero impressionante». Una delle situazioni più sconcertanti è stata ravvisata in Croazia. «Stavamo pagaiando lungo un fiume che nasce in Bosnia e per 20 chilometri non c’era altro che plastica che galleggiava ammucchiata. Non potevamo nemmeno pensare di iniziare a far qualcosa per pulire, era semplicemente una quantità esagerata».

Altra situazione grave Carolyn ce la segnala in un canyon nei pressi di Skopije, in Macedonia. «Non era presente nemmeno un cestino e la gente faceva picnic accanto a cumuli di rifiuti. Era davvero triste». Sempre in Bosnia, una delle scene che più hanno impressionato Carolyn è stata la visione di alcune capre che per andare ad abbeverarsi al fiume dovevano farsi largo tra i rifiuti. «Vedevamo gente che buttava tranquillamente i rifiuti fuori dal finestrino, eravamo scioccati».

Durante la missione, al di là della performance sportiva, la coppia si concentrava in particolare sul dialogo con la gente del posto, ma anche con i politici e con la stampa locale. «Ovunque abbiamo trovato una calda accoglienza. Erano tutti interessati al nostro progetto e ci ascoltavano con attenzione, si dicevano grati per quanto facevamo. Inoltre abbiamo constatato molta ospitalità in tutte le nazioni visitate, con gente che ci offriva da mangiare o un posto dove pernottare. Abbiamo anche stretto solide amicizie».

I ricordi piacevoli fanno spazio anche a un momento più difficile vissuto durante una maratona nell’Oceano Atlantico, al largo della costa portoghese. Il maltempo e le onde alte hanno rischiato di mettere a repentaglio la loro missione: ci sono stati momenti di paura, anche perché Carlos non sa nuotare, ma Carolyn sottolinea che la forte determinazione ha permesso loro di continuare.

Il progetto è stato fisicamente intenso. Come detto, sono state 12 le maratone percorse tra l’8 giugno e il 30 settembre 2017, in concomitanza con la Giornata mondiale dei fiumi. «Intraprendere una maratona sullo stand up paddle significa pagaiare molte ore consecutive, fino a 10. Abbiamo percorso tratti di fiumi, di riserve naturali, di Oceano Atlantico, Mar Mediterraneo e Mar Egeo avanzando a una velocità di circa 4 km all’ora. La maratona più impegnativa, svoltasi lungo il Drina Canyon in Bosnia, è durata 12 ore e mezza ed è anche stata la più lunga con circa 60 chilometri percorsi». Al di là dello sforzo fisico, sottolinea Carolyn, lo stand up paddle è un’attività molto meditativa. «Grazie a questo siamo riusciti a gestire molto bene la fatica a livello mentale».

Basta alla moda «usa e getta»

Mentre racconta dei loro progetti, Carolyn continua a ricordare che lei e Carlos agiscono nel loro piccolo. Ma tutti gli altri, cosa possono fare per migliorare il proprio impatto ambientale? «Si può fare davvero molto. Si tratta di piccoli cambiamenti che, se tutti li mettessero in pratica, avrebbero un impatto enorme. Innanzitutto smettere di utilizzare i sacchetti di plastica, sono inutili. Portate sempre con voi delle borse riutilizzabili e anche una bottiglia da riempire più volte», spiega Carolyn.

Un altro aspetto su cui porta l’attenzione è l’abbigliamento. «Bisogna dire no alla moda ‘fast fashion’, meglio comprare meno capi, ma più duraturi. Inoltre è bene ridurre la quantità di carne mangiata e comprare cibo prodotto localmente. Ma soprattutto uscite di casa e godetevi la natura». Perché chi l’apprezza, non la sporca. Carolyn e Carlos pagaieranno con questa convinzione in mente lungo il fiume Tamigi tra qualche giorno. «La meta finale è il Parlamento di Londra, dove porteremo ai politici un simbolico messaggio in bottiglia che stiamo scrivendo anche grazie all’aiuto degli allievi che incontriamo nelle scuole in cui raccontiamo la nostra storia». La richiesta sarà quella di modificare la legislazione vigente in modo da ridurre il quantitativo di plastica utilizzata dai consumatori. «Ogni anno ci impegneremo in una missione per continuare a portare avanti la nostra battaglia contro la plastica».

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