Ticino7

Phuket, un paradiso molto terrestre

Mare incantevole, scorci di natura, cibo delizioso ma anche un turismo a volte più interessato al corpo (degli altri) che alla cultura locale.

(Chiara Scapozza)
19 maggio 2018
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Pubblichiamo un contributo apparso su Ticino7, disponibile anche nelle cassette di 20 Minuti per tutto il fine settimana.

Il profumo di fiori appena fuori dall’area arrivi dell’aeroporto di Phuket non è un miraggio dovuto alle 15 ore di viaggio che uno si porta appresso (più o meno bene). È l’abbraccio della Thailandia, con il suo clima talmente umido che rinunci ai vestiti asciutti al secondo giorno di permanenza. Ma questo è il bello della meteo tropicale, dei temporali che affronti spavaldo in infradito. Provaci in Svizzera e ti becchi il malanno estivo. Fallo dove la temperatura non scende mai sotto i 23 gradi e il tuo corpo ti ringrazierà. Inutile aggiungere che sono suggeriti abiti leggeri e in quantità proporzionata alla durata del soggiorno (fare la valigia è un’arte, sbagliando s’impara, e forse entro un’età ragionevole si riuscirà a rinunciare al jeans passepartout-perché-non-si-sa-mai).

Patong e la «perdizione»

La Thailandia, tanto per intenderci, ha una superficie simile a quella della Francia, perciò le canoniche due settimane sono troppo poche per vederla tutta. Stretto questo patto, ovunque ci si trovi è un peccato stare fermi. La provincia di Phuket si visita comodamente in scooter, il mezzo che va per la maggiore anche tra gli autoctoni e quindi padrone delle strade, oltre che economico in maniera quasi imbarazzante.

Ciò detto, un minimo di dimestichezza sulle due ruote è consigliabile, se non altro perché si guida a sinistra e in rotonda si gira all’incontrario. E poi ci sono i tuk tuk, che a Patong diventano tuzz tuzz, considerata la musica a tutto volume che nella «città della perdizione» non manca a nessuno svincolo. Inutile girarci intorno: il turismo sessuale c’è, la trasgressione pure, e le donne sono merce venduta a basso costo. Patong racchiude e concentra tutto questo nel suo eccentrico e caotico centro città. Gli eventi più pubblicizzati? Gli scontri di kickboxing. Per dire. Eppure a pochi chilometri di distanza, più a nord, si trova la quiete di Surin Beach, o la fitta vegetazione del Sirinat National Park, dove zigzagando immersi nel verde spuntano spiagge incantevoli di sabbia bianca, in generale poco affollate.

Spiagge libere

Le spiagge della Thailandia sono libere. Ciò significa che nemmeno davanti ai resort più esclusivi vige il divieto di stendere il proprio asciugamano e farsi un tuffo. E sebbene solitamente questi hotel si trovino adagiati in insenature difficilmente raggiungibili se non via mare, non è escluso che si riesca ad arrivarci anche saltellando da uno scoglio all’altro. Poi sì, comunque nel mare bisogna tuffarsi. Anche con maschera e boccaglio si incontra una buona varietà di pesci, seppure el Niño in questa zona abbia avuto la meglio sui coralli. Anche alle Phi Phi Islands, che vantano (sfortuna loro) l’isola dove Leonardo Di Caprio ha girato il film The Beach. Come spesso accade, la notorietà costa cara: la spiaggia che calpestò il buon Leo è oggi presa d’assalto dai turisti e le caratteristiche long boat thailandesi fanno a gara per riuscire a portare i visitatori nei posti migliori, con la conseguenza che il traffico non è decisamente sostenibile per il piccolo arcipelago già messo a dura prova dallo tsunami del 2004.

Natura e buon cibo

Per chi cerca un po’ di tranquillità è imperativo saper scegliere bene il proprio resort a Phi Phi Island: dove attraccano i traghetti che giungono da Phuket o da Krabi è l’unico posto in cui poter trovare dei bancomat, ma alla sera la festa impazza (anche troppo). Meglio preferire il lato opposto, oppure i resort immersi un po’ nel nulla.

Le Phi Phi Islands si localizzano nella provincia di Krabi, la cui costa offre tramonti mozzafiato. È sempre buona cosa avere a portata di mano un obiettivo, perché al calar della notte i pennacchi, il mare e il cielo dipingono scenari unici. Si possono facilmente raggiungere le isole più piccole di fronte alla costa e trascorrerci la giornata, lasciandosi stupire dalla forza della marea. È possibile ritrovarsi su un fazzoletto di terra a inizio pomeriggio e camminare chilometri entro sera, grazie al ritiro dell’acqua e alla spiaggia che riemerge.

Per concludere, un paragrafo a sé stante lo merita il cibo. Divino. Divino perché è sempre cucinato à la minute, con il pesce fresco presentato come «carta del menu» all’entrata del ristorante. Che sia chic oppure un «baracchino» da spiaggia la qualità è sempre ottima. Spicy è l’unica parola che occorre saper riconoscere sul menu. Per il resto è difficile sbagliare.

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